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mercoledì 18 novembre 2020

Gli incubi remoti di Talon

Talon pensava di aver dimenticato.

Era convinto che ciò che un tempo perseguitava il suo riposo, fosse solo il frutto del trauma della violenza subita.

Ma il racconto di Chronicle ridestò i suoi ricordi.

E i suoi incubi

___

Il villaggio arde avvolto da lingue di fiamme che lambiscono le chiome degli alberi.

Gli occhi bruciano per il calore, mentre tossisce per il fumo.

Nelle orecchie le urla della gente che implora pietà.


La paura ha il sopravvento e si ritrova a fuggire nella foresta.

Si ferma a riprendere fiato.

L'umido freddo del bosco contrasta con il battito frenetico che gli attanaglia le tempie.


Un rumore alla sua destra.

Il suo sguardo si posa su un viluppo di rami alla sua sinistra.

Si avvicina. 

Una lama esce dal buio del cespuglio e lo colpisce alla coscia.

Il dolore e il caldo fluire del sangue sulle mani che cercano di tamponare la ferita.


Cala il silenzio.

Il buio.

Un grido: "Eccolo! Presto! Uccidiamo il bastardo!".

La corsa maldestra verso la cima della collina, con gli uomini dalla vitrea armatura che lo braccano.

Talon giunge al crinale, si volta e scopre che dietro di sé nessuno lo sta inseguendo.

Quindi volge lo sguardo alla valle sotto di lui.



Ceneri fumanti, edifici distrutti e cataste di cadaveri ammucchiati che bruciano.

La sensazione di precipitare.

Ora Talon è lì.

Tra i resti del suo villaggio distrutto.

E osserva.

Nessuno si accorge di lui. Uomini che impugnano spade lorde di sangue gli sfilano accanto senza vederlo. Una ragazza viene trascinata per i capelli e gettata ai suoi piedi. Alza lo sguardo tumefatto su di lui, ma nemmeno lei sembra notarlo. Un fendente lo sfiora e vede la testa della donna rotolare qualche metro più in là, lasciando una macabra scia di sangue.

E osserva.

Soldati entrano in ogni casa, trascinano fuori gli abitanti. Uomini, donne, bambini, vecchi vengono fatti inginocchiare con la faccia a terra e le braccia protese in avanti. Tutti in fila come fedeli in adorazione di un dio.

Un gruppo di soldati marcia di fronte ai cittadini umiliati, mantenendo una formazione compatta e con il vessillo che sventola tetro.



E ora lo vede.

Dietro i militari in marcia, cammina un uomo. Appare vestito con una strana tunica scura. Le sue mani scheletriche sono protese in un gesto di benedizione verso i cittadini prostrati.

Al suo passaggio ognuno di quei disgraziati solleva di scatto la testa.

L'espressione nel loro volto è di pura estasi. Ringraziano. Ridono. Sono felici.

E i loro occhi sono velati da una pellicola violacea, che rende vacuo il loro sguardo ed ebete la loro espressione.


Quell'uomo è ormai prossimo.

Si trova ora davanti a lui.

Si ferma.

Si volta lentamente verso di lui.

Sotto il suo cappuccio non si cela un volto. Ma un pozzo di luce turbinante e malevola.




Una luce che lo vede.

Una luce che lo scruta.

Una luce che gli fa del male.


Talon sente le braccia trattenute da una morsa.

Distoglie lo sguardo dalla luce e si volta per capire cosa lo sta afferrando.

Una creatura simile ad un insetto vermiforme, senza testa e ricoperta d'occhi ha stretto le sue chele sul suo braccio destro.



Sente il rumore sordo delle ossa che si spezzano.

Il dolore lo fa urlare, mentre un altro essere dall'aspetto anch'esso dal corpo simile ad un centipede cala verso di lui, da un edificio in rovina.

Talon cade in ginocchio, piegato dall'agonia dell'osso che fuoriesce dalla carne.

L'essere lo raggiunge. Solleva le braccia a forma di lame.



É davanti a lui. É sopra di lui.

L'essere strofina le lame una contro l'altra, come se stesse pregustando il pasto.

Talon sa cosa sta per accadere.


Con disperazione, si guarda attorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno che possa dargli la vana speranza di sopravvivere.

E vede.

Centinaia di esseri come quelli, brulicano attorno a lui, come sciami di insetti disciplinati.

E vede.

Il villaggio è in buona parte ricostruito.

E vede.

Gli abitanti lavorano silenziosi ma con un sorriso amichevole stampato sul volto, ringraziando e facendo inchini, ogni volta che incrociano uno di quegli esseri.

L'essere dinanzi a Talon emette uno strano sibilo, per richiamare l'attenzione della sua vittima.

Si avvicina ancora e i suoi numerosi occhi innaturali lo scrutano ad un palmo dal suo viso.


Mentre la paura monta dentro il suo cuore, qualcosa attira la sua attenzione.

Si volta.

Scorge qualcosa all'orizzonte.

É molto lontano. Indefinito.

Una nube oscura si appresta.

No, non è una semplice nube.

Sono milioni di occhi che turbinano.



Turbinano attorno ad un'ombra fiammeggiante.

Il puro terrore sconvolge la sua mente.

Con lacrime che gli solcano il volto, Talon torna ad osservare il suo carnefice.

L'essere solleva lentamente le lame.

Giunte all'apice, restano lì per un istante interminabile.

Poi, con un gesto fulmineo, le conficca nel petto di Talon, che le sente fuoriuscire dalla schiena.

Il dolore è lancinante. E Talon urla tutto il suo dolore di morte.

L'essere estrae con forza gli arti dal suo petto.

Il dolore è ancora più straziante.

L'essere si scatena. Infligge in pochi istanti almeno una dozzina di colpi mortali, crivellando il corpo di del condannato.

Talon si accascia al suolo.

L'essere è ricoperto di sangue. Lame e corpo sono lorde del porpora di Talon.

Respirare è impossibile.

Il dolore brucia i polmoni martoriati e non accenna a diminuire.

Talon, con la faccia nel fango, osserva la pozza di sangue espandersi sotto il suo corpo interte.

L'essere striscia davanti al suo volto.

Lo osserva per qualche momento, come compiaciuto del suo operato.

Poi solleva ancora una volta la lama e la conficca nell'occhio di Talon, perforandogli il cranio.

venerdì 16 ottobre 2020

Fumo sopra Cornogorgone

Il barbaro era in pessime condizioni. Pol e Talon lo aiutarono a rimuovere le decine di frecce che puntellavano il suo corpo.

"Cask, se tu non fossi CASK, ti avremmo dovuto seppellire…" gli disse Pol mentre gli estraeva l'ultima freccia dalla schiena.

"Sono molto stanco…" commentò lui, lasciandosi scivolare a terra. "Devo riposare… maledette anime… non fanno altro che urlare tutto il tempo…"

Nel frattempo Chronicle e Caleb erano intenti ad identificare gli oggetti di Tikulti, mentre Horo continuava a fissare il cadavere del nemico appena sconfitto.

"Non era chi diceva di essere." - Horo rifletteva sottovoce su quanto appena scoperto.

Tilkulti si rivelò non essere la guerriera hobgoblin che tradì i Portavoce. Era un doppleganger che agiva sotto mentite spoglie.

Molte domande assillavano la mente del cangiante.

Fu la vera Tikulti ad uccidere Yeera dei Kech Volaar? O fu il doppleganger?

Sarà mai esistita una hobgoblin chiamata Tikulti?

Perché tradì i Portavoce? E perché ora è un leader dei Portatori di Lame?

E la Lama di Ashurta dove sarà finita?

Agiva per conto proprio? Oppure no? Mmm… allora per conto di chi? E perché? Quali obiettivi stava perseguendo?

I pensieri di Horo furono interrotti da Chronicle che aveva appena terminato di identificare gli oggetti appartenuti al nemico.

"Dunque, facendo un inventario per nulla dettagliato, direi che abbiamo recuperato dai corpi dei caduti e dalla perquisizione dell'edificio centrale: 1.498 monete di platino e 2.312 monete d'oro." - il forgiato aveva il suo solito e irritante modo di esprimersi.

"Ci sono inoltre due grossi sacchi pieni di monete d'argento e rame, ma non abbiamo avuto tempo di contarli. Come non abbiamo avuto tempo di raccogliere oggetti, armi ed armature dai caduti." - concluse.

Il gruppo, tranne Cask, si radunò per fare il punto della situazione.

"Credo che questi stivali facciano al caso tuo." - intervenne Caleb porgendoli a Horo.

"Mentre lo stocco, se non vi dispiace, me lo terrei io." - sentenziò Chronicle rivolto a tutti. E nessuno ebbe da obiettare.

"C'è anche un'armatura di cuoio borchiato. E questi sono gli shuriken che il doppleganger ha usato contro Cask e Talon" - Caleb li mostrò al gruppo.

"Io ho bisogno di riposare. Quindi, se non vi dispiace, mi stendo per qualche minuto." - disse Marsh con voce affaticata dirigendosi verso una baracca.

"Dobbiamo riposare tutti." - suggerì Pol. Tutti annuirono e si cercarono un posto tranquillo.

Riuscirono a riposare per pochi minuti, giusto il tempo di riprendere fiato, quando udirono in lontananza un suono cupo. Era il ritmo marziale di tamburi da guerra.

Corsero verso il portone meridionale. Si radunarono sulle macerie della palizzata e tentarono di scrutare l'orizzonte. 

Non potendo scorgere nulla, Chronicle inviò il suo gufo a controllare e dopo qualche minuto, mentre il rumore si faceva sempre più forte, il forgiato si rivolse preoccupato verso gli amici: "È un esercito. Sono in formazioni identiche a quelle che abbiamo appena affrontato."

Cask storse il naso e soppesò il Pugno di Ignitus, facendo capire che era pronto alla battaglia.

"Fratello, non credo che potremmo affrontarli.", disse Chronicle rivolto al forgiato. "Sono almeno una ventina di compagnie. Cinque volte di più di quelle che abbiamo affrontato qui. Stanno avanzando in formazione compatta e in mezzo c'è qualcosa." il mago cambiò tono.

"È una strano ed inquietante veicolo corazzato. Sembra una macchina d'assedio o peggio. Sembra fatta di pietra ed è circondata da rune brillanti. Inoltre ha una specie di cerchio metallico al centro, con due bracci di legno arcuati che si protendono verso questo cerchio. Ha delle protuberanze che sembrano denti e una strana sfera simile ad un gigantesco seme proprio al centro."


Mentre gli altri ascoltavano chiusi in un preoccupato silenzio, Chronicle concluse: "Saranno qui in meno di due ore, ma potrebbero inviare esploratori in avanscoperta. Dobbiamo decidere in fretta."

"EHI GUARDATE!" - Pol indicò qualcosa nel cielo.

La sagoma inconfondibile della Saetta Scarlatta si stagliava nel cielo plumbeo. 

"Sarebbe meglio preparare un segnale con del fuoco o inviare uno di quei messaggi che voi maghi potete usare e dirgli di venirci a prendere." - suggerì Cask rivolgendosi a Caleb e Chronicle.

Dopo aver annuito, Caleb si puntò indice e medio sulla tempia e si concentrò per utilizzare la magia capace di metterla in comunicazione con Tylnis Corbett, comandante della Saetta Scarlatta.

Buongiorno Tylnis. Ci troviamo a sud dell'accampamento. Ti chiediamo di scendere e venirci a recuperare. Dobbiamo tornare a Kennrun. URGENTE!

"Ha confermato." - disse Caleb. "Guardate. Ha già corretto la rotta."

"A proposito!" - esclamò all'improvviso Pol. "Ma dove sono finiti Kaas'hirot e il vecchio Gallan Torendar?"

"Già." - ribatté Talon. "Mi ero completamente scordato di quei due. Ma non dovevano essere qui nei dintorni? Per la luce di Olarune, non abbiamo tempo di andare a cercarli!"

"L'avevo detto che sarebbero stati un peso. Che ora è diventato un problema." - sentenziò Cask. "Un vecchio sgangherato e un giovane dar che non sa combattere. Utili come la ruggine sugli ingranaggi."

"Appena Tylins ci farà imbarcare, li cercheremo dall'alto." - suggerì Marsh.

"Sempre che tu non abbia altre cose da cercare con il capitano… magari nella sua cabina…" - gli rinfacciò Pol, strappando una risata generale.

"Mi sembra proprio che tu stia esagerando. Cosa ti fa credere che questo pos…" - ma il rimbrotto di Marsh fu interrotto da un crepitio che sembrava l'esplosione di un fulmine.

L'orizzonte si tinse di viola e verde per pochi istanti. La Saetta Scarlatta scartò di netto nel tentativo disperato di cambiare rotta. I sette guardavano sgomenti il movimento dell'aeronave, tentando di capire cosa stesse succedendo.

Poi, dal cielo meridionale, una strana sfera simile ad un sole nero, circondato da spire verdastre di energia arcana, sorse a poppa dell'aeronave di Tylnis. Vista dalla loro prospettiva, quella cosa sembra lenta, pesante, praticamente prossima a precipitare.

Invece continuò la sua traiettoria crudele e costante. Nonostante la straordinaria manovra evasiva, la Saetta Scarlatta non poté evitare l'impatto.

Un potente lampo verde illuminò il cielo, accecando per un istante gli eroi.

Quando l'effetto abbagliante terminò, un boato simile ad un tuono li raggiunse.

E al di sotto delle grigie nubi, la Saetta Scarlatta, avvolta da lingue di fiamme verdi, precipitava rapida ed inesorabile.

martedì 15 settembre 2020

Pensieri sussurrati dalla Saetta Scarlatta

"Chi sono, eh?" disse Marsh con tono distaccato: "Sono solo una guardia di Sharn."

Sedendosi sul letto, osservava il corpo nudo di Tylnis, ancora madido per la passione appena conclusa.

"Raccontami invece un po' di te, Timoniere Corbett. Come sei diventata ciò che sei?"

Lei lo fissò per un istante con i suoi occhi grandi occhi verdi. Poi, con un agile gesto, si alzò e si affacciò alla finestra che dava a ovest. La cabina del capitano della Saetta Scarlatta disponeva di tutti i comfort.

"Sono una pura Khoravar. Mio padre, Tharmart Corbett era un facoltoso mercante di stoffe pregiate. Mya Reydan della Gilda dei Timonieri del Vento era invece mia madre. Sono nata e cresciuta a Making, la più incredibile città delle Cinque Nazioni, seconda solo al Gioiello della Corona di Galifar: Metrol, la nostra amata capitale. Grazie a mia madre ho avuto la possibilità di entrare nei Timonieri."

Si interruppe, volgendo lo sguardo verso Marsh che le stava fissando i fianchi ed il seno. Con un sorriso disarmante lo rimproverò: "Ma non ti basta mai, mia Guardia di Sharn? Sei stato tu a chiedere." Con tono falsamente risentito lo incalzò: "Se non ti interessa ciò che ho da raccontare, possiamo riprendere dove ci siamo fermati. Sarebbe la quinta volta e sarei un po' stanca, ma se proprio insisti..."

"NO!", la interruppe Marsh molto imbarazzato: "Ti prego continua." e si impose di fissare la candela a luce perpetua sulla scrivania.

"Come ti stavo dicendo, sarei potuta entrare nella gilda anche senza l'aiuto di mia madre." disse impettita. "Io sono nata per condurre un'aeronave. Anche Bastan Mezzovento, mio vecchio istruttore, lo diceva continuamente. Una khoravar nata sopra una cazzo di nube, ecco cosa sei! Per la Prima Tempesta, se ci sai fare con queste fottute aeronavi!" Poi, schiarendosi la voce resa gracchiante per imitare il suo vecchio istruttore, continuò.

"Durante la guerra ho trasportato viveri e medicinali sulla base di contratti Ghallanda e Jorasco. Ho dovuto trasportare indipendentemente dal committente..." commentò amara. "Viveri e medicinali alle truppe cyrane, ma anche ai loro nemici. Gli affari di gilda sono il primo mandamento."

"E alla fine della guerra, che cosa hai fatto?" chiese Marsh che aveva l'impressione di aver irrimediabilmente danneggiato la vista, per aver fissato troppo a lungo la luce della candela.

Rimase qualche secondo in silenzio, poi continuò con un tono molto cupo: "Il 20 Olarune del 994 io ero a Metrol."

Passò qualche secondo e, mentre Marsh sentiva un brivido scorrergli lungo la schiena al pensiero del Giorno della Tragedia, Tylnis continuò: "Era l'una esatta del pomeriggio. La Cattedrale della Schiera Sovrana aveva appena battuto i rintocchi, quando tutti la sentimmo."

"Ero sul ponte di attracco delle aeronavi del Vermishard dell'enclave Cannith, quando la terra sobbalzò con un rumore sordo. Vista dall'alto, la città parve non aver risentito minimamente di quello strano sisma. Di quel sussulto... Pensai che forse mi ero sbagliata.

Ma no... non era così..."

Dopo qualche istante riprese: "E poi la vidi scendere dalle guglie dell'enclave. Non fare quella faccia, mio Marsh. Era la Nebbia."

Marsh sentì molti racconti sulla Nebbia Funerea. Storie orribili di quando emerse nel Giorno della Tragedia. Racconti di morte e devastazione, senza via di scampo.

"Fu per me una reazione istintiva. Diedi l’ordine immediato di salpare e liberai personalmente gli ormeggi della Saetta. Fu solo grazie a questo mio istinto che riuscimmo a sfuggire al prorompere di quella nebbia mortale. Solo più tardi seppi che anche a Making e alle altre città cyrane era successo la stessa cosa. I miei non ce la fecero. Così come tanti amici." - Gli occhi si velarono di lacrime trattenute a fatica.

Marsh si alzò e la abbracciò.

"Grazie per il tuo gesto." gli disse mentre si cullava nel suo abbraccio.

"Ma dimmi," continuò lui: "cosa ti ha portato qui?"

Lo strinse forte. Premendo la testa sul suo petto, gli rispose sarcastica: "Un altro contratto ovviamente!" - poi continuò: "Faccio la spola da Nuovo Cyre e Kennrun da tre settimane ormai. Devo far fruttare un contratto Lyrandar con il Breland per il trasporto di armi e soldati. Il committente sono il capitano Alain ir'Rannek, comandante dell'Argonth ed il Generale Egen Tarravan dell'Esercito del Thrane."

Marsh le fece una carezza sulla testa e, dopo essersi liberato del suo abbraccio, si accomodò di nuovo sul letto.

"Cosa farai, dopo che avrai concluso il contratto?", le chiese lui.

"Cosa vuoi che faccia, Marsh?" un po' infastidita dal gesto di lui. "Mi procurerò un altro contratto."

Si avvicinò al letto e prese una coperta con la quale si avvolse e si diresse di nuovo alla finestra. "La mia nazione non esiste più. Tutti coloro che amavo sono morti. Mi resta solo il desiderio." Notando la faccia stranita di Marsh precisò: "Non intendo quello, sciocchino!"

Poi, facendosi nuovamente seria: "Vorrei un giorno avere una terra da poter chiamare di nuovo Casa."

Vedendo che l'argomento sembrava ferirla di nuovo, Marsh cambiò abilmente discorso: "Senti Tyl, ma se uno volesse entrare nella Gilda dei Timonieri del Vento...? Come potrebbe fare...?"

La mezzelfa fu pronta nella risposta: "Ma tesoro mio, è semplicissimo! Per provare ad entrare è sufficiente fare richiesta tramite l'apposito modulo.", si soffermò per poi riprendere: "Ah! Ed è gradita una raccomandazione da parte di un rappresentante della gilda o di un membro del Casato Lyrandar. Ma su stai tranquillo, a te ci penso io." Si mise a cercare nel cassetto della sua scrivania e poi, con un gesto trionfale porse allo stupito Marsh un foglio di carta stropicciata con diverse scritte.

Imbarazzato e un po' goffo, Marsh si accomodò alla scrivania ed iniziò a compilare il modulo, senza nascondere di essere piuttosto incuriosito dalla proposta. Dopo aver completato il lavoro, la osservò ed in tono rassicurante la rincuorò: "Un giorno troverai un nuovo posto da chiamare casa, magari potrebbe essere anche Sharn, chissà! Sharn accoglie tutti... Anche se, vedendo come conduci questa aeronave, si può dire che il cielo stesso sia la tua casa." osservando l'alloggio, le chiese: "Da quanto conduci questa nave? E quando è iniziato il tuo contratto Lyrandar?"

"La Saetta Scarlatta è la mia nave da oltre dieci anni. Lavoro per la gilda, e quindi per il casato Lyrandar, da quando ho memoria. Prima di me, come ti dissi, anche mia madre servì i Lyrandar, ma non come timoniere, bensì come Sovrintendente della Torre di Approdo di Making. Mia madre era un'eminenza nella gilda, sai?

Durante la guerra ho visto molti orrori e ho dovuto accettare cose ingiuste, come trasportare medici Jorasco e rifornimenti Ghallanda per i nemici della mia patria, ma ho sempre rispettato le consegne e onorato i contratti sottoscritti dalla gilda.

Ed eccomi ancora qui. Contratto attivo da tre settimane e destinato a durare fino a quando il generale Egen Tarravan e il capitano Alain ir'Ranek lo riterranno opportuno.

Il mio compito? Garantire supporto aereo all'alleanza thrano-brelandiana contro il pericolo comune del Darguun in preda al caos."

Poi esclamò: "Nessun ruolo militare, sia chiaro! Su questa sono stata PERENTORIA con il quartiermastro! Ma devo assicurare il trasporto agile delle truppe sul campo.

Beh, mi hai vista in azione a Teschiorotto, no?"

"Si, ho visto!", le confermò Marsh ricordando la vittoria di qualche giorno fa.

"La battaglia di Teschiorotto è stata incredibile! Un'operazione veloce ed efficace!" disse sorridendo, per poi sospirare: "Magari fossero tutte così. Da guardia di Sharn, anch'io sono nato e cresciuto in tempo di guerra. Mentre la battaglia infuriava a Città Bassa, ho visto cadere molti compagni e ho visto le atroci ingiustizie del mondo." 

Alzando il tono riprese: "A differenza di molti, però, io ho scelto di combattere. Di combattere per coloro che non possono combattere! Vedo però che abbiamo un obiettivo comune, visto che anch'io sto lavorando per risolvere il problema Darguun... Ma da uno che il caos del Darguun l'ha visto da MOLTO vicino, non sarà facile. Temo che il tuo contratto durerà a lungo..."

Sorridendole nuovamente, proseguì: "Non sei una guerriera, dunque! Pensavo ingenuamente che dovevate essere addestrati anche al combattimento!"

"Mio caro, no!", le rispose piccata Tylnis. "Se devo combattere per la vita, non mi tiro certo indietro. Ho dovuto farlo, purtroppo. Sai a quante canaglie avrebbe fatto comodo la Saetta Scarlatta? E quanti hanno provato a rubarla?"

"Ma come vedi, è ancora la mia nave.", concluse in tono soddisfatto.

Osservando il mondo fuori dall'oblò della cabina, i suoi occhi si posarono sul mercato allestito ai piedi di Argonth.

"Sapevi che questo territorio - Kennrun , Vathirond, Nuovo Cyre e Starilaskur - negli ultimi cinquant'anni è stato conteso da Breland, Cyre e Thrane?"

Dopo una pausa riprese: "Il Quadrilatero della discordia lo chiamerei io!

Ora è Breland, sì certo.

I confini definiti a Fortetrono sono incontestabili." e si fermò ad osservare le persone che apparivano piccole viste da lì.

"Ma guarda la gente. Questa gente...

La maggior parte di loro crede nella Fiamma Argentea ed amano Re Boranel con la stessa intensità con cui adorano la tecnologia cyrana.

E se questo fosse il futuro? Non sarebbe bello?", le parole le si spensero in gola.

Poi il suo volto si fece duro. "Ma l'unico futuro che ora vedo per questa gente è morire o diventare schiavi dei goblinoidi del Darguun. Quegli esseri hanno infierito persino contro il loro stesso popolo."

Poi cambiò tono: "Hai conosciuto Tuura? Non sembra nemmeno una hobgoblin... È saggia. È persino moderata! E sembra sinceramente preoccupata per il suo popolo. Faceva spesso riferimento ad antiche minacce che sono tornate e che distruggeranno prima i Dar e poi il mondo. Non riuscivo a seguirla in quei discorsi, ma mi ha dato l'impressione di una di cui ti puoi fidare."

Poi sospirò.

"Chissà... riusciranno a fermare l'orda di quel Ruus Dhakaan?"

Marsh, attento a ciò che Tylnis le stava dicendo, annuì e sentenziò: "Su questo non devi preoccuparti. Fermerò l'orda Dhakaan assieme ai miei compagni, in un modo o nell'altro! Non permetterò a nessuno di soffrire ciò che ho visto con i miei occhi in quella landa disgraziata. È una promessa." e si avvicinò a lei, osservando il paesaggio dalla finestra.

Poi l'attenzione di Marsh fu attirata da un gruppetto di individui con un mulo che stava chiacchierando poco distante dall'ingresso del mercato.

"Oh, guarda! Ci sono i miei compagni. Forse è meglio che li raggiunga."

"E no, mio caro!", lo interruppe lei bruscamente. "Tu mi appartieni per almeno un'altra ora!", disse lei facendo cadere la coperta e mostrandosi in tutta la sua bellezza.

Risposte da Daanvi

Una grande sala affollata di creature di cui non distingui bene le fattezze si presenta davanti a te. Ai lati innumerevoli porte punteggiano le mura di questo salone infinito. Una porta si spalanca e ti trovi in una sala in cui un essere spaventoso si manifesta uscendo dall’ombra.



Con chi parlo?

Io sono Nolgur, Tribuno del Panopticon, Dispensatore della Giustizia Crudele.

Dove si trova il Ghaal'duur?

Quando l’Albero della Metamorfosi verrà piantato a Kuun Duul Shek e le Tre lune dell’Equilibrio saranno disposte nelle loro alcove, il Pozzo del Ghaal’duur sarà rivelato.

Quale delle Sei Piaghe ha corrotto Ruus Dhakaan? 

Dyrrn il Corruttore, Padre degli illithid, Dominatore delle Menti e Supremo tra i Signori della Follia.

Le Sette Caverne sono un luogo sicuro per Tuura Dhakaan e gli altri profughi di Teschiorotto?

Non è affar tuo il destino della duur’kala e dei disgraziati dar.

Dove si trova la Mahru Shaarat?

Sotto l’avamposto che i dar chiamano Cornogorgone, giace la Marhu Shaarat. Tra le rovine dell’insediamento umano un tempo noto come Evagos e che non esiste più da più di un millennio. Tre custodi la proteggono, affinché nessun nemico si opponga all'Erede Corrotto.

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Un cielo plumbeo si staglia sua una città sconfinata. Ti trovi su un crinale di quella che ti sembra un promontorio. In cielo uno stormo di enormi uccelli ti sorvola in formazione. Uno di questi si stacca dal gruppo e scende verso di te. Ti accorgi che non è un uccello ma un angelo in armatura e con ali di metallo rilucente. Ora è maestosamente di fronte a te.


Con chi parlo?

Sono Germael, Protettore dei Confini dell’Ordine Perfetto.

Dove si trova il Ghaal'duur? 

Perché mi chiedi del Lamento Funebre? Tu conosci già la risposta.

Quale delle Sei Piaghe ha corrotto Ruus Dhakaan? 

Anche a questa domanda tu conosci già la risposta. Non ho altre informazioni da darti a riguardo.

Le Sette Caverne sono un luogo sicuro per Tuura Dhakaan e gli altri profughi di Teschiorotto?

I dar potrebbero trovare riparo nelle mistiche caverne, ma la guerra potrebbe raggiungerli. Nessun luogo è sicuro a chi si oppone all'Erede Corrotto.

Dove si trova la Mahru Shaarat? 

La spada dell'imperatore è un'arma potente contro la Follia, ma sappi che non sarà facile ottenerla. Per questo il Dominatore delle Menti ha sottomesso l'Erede Corrotto. I timori sono legittimi, ma se riuscirai, i territori del nord cadranno.

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Ti trovi in una stanza di circa 300 metri di larghezza e altrettanti di lunghezza. Non riesci a vedere il soffitto a causa della spropositata altezza delle mura ricoperte da immense librerie. Esseri meccanici di dimensioni e aspetti differenti, sfrecciano accanto a te, o lungo gli scaffali riponendo o afferrando enormi tomi. Sulle centinaia di tavoli della stanza sono disposti quei tomi, che ad una prima occhiata sembrano dei registri che riportano data, ora e piano di esistenza e poi un testo di lunghezza variabile. Mentre stai cercando di leggere il contenuto di uno dei tomi, un essere meccanico salta sul tavolo di fronte a te.

Con chi parlo? 

Sono 5T0R3-4RCH1VE, addetto ai Registri del Piano Materiale.

Quali sono le entità di questo piano che più hanno osservato le vicende degli anni 998 e 999 AR di Eberron?

Qui tutti osservano. Sempre osserviamo. E sempre registriamo. L'Archivio Infinito contiene documenti su ogni essere che sia mai esistito. Qui i dati raccolti dal Panopticon e le sentenze della Sala della Giustizia sono registrati e conservati in modo efficiente. Le registrazioni si concentrano sugli atti di ogni singolo individuo, sia che abbiano rispettato o che, al contrario, abbiano violato qualsiasi codice, norme giuridica e/o morale. Noi, per tutta la tua vita, osserviamo e registriamo ogni tua azione. Altri, per innumerevoli vite, verificano e giudicano. Tu mortale non sarai ricompensato o punito per le tue azioni, ma sappiamo ciò che hai fatto, e questo verrà conservato per sempre nel nostro Archivio Infinito.

Dove si trova il Ghaal'duur?

Quello strano costrutto si allontana di corsa. Poco dopo lo vedi arrampicarsi su delle scale meccaniche retrattili. Lo vedi scorrere da un livello all'altro di quell'incommensurabile archivio. Raccolti cinque o sei registri, la creatura torna da te ed inizia a sfogliare le pagine ad una velocità impareggiabile. Dopo aver cercato su ogni registro, si gira verso di te e con tono contrito risponde alla tua richiesta.

Potrebbe trovarsi in un luogo difficile da trovare. Non ho il livello di autorizzazione sufficiente per rispondere alla tua domanda in modo esaustivo. Ma ti posso dire che prima di potervi giungere dovrai trovare quattro antichi artefatti e solo grazie a questi potrai ottenere il Ghaal’duur.

Le Sette Caverne sono un luogo sicuro per Tuura Dhakaan e gli altri profughi di Teschiorotto? 

Mai un luogo sarà davvero sicuro per i nemici dell’Erede Corrotto.

Quali altri campi di prigionia sorvegliati dal Kech Shaarat o dai loro alleati ci sono nel Darguun? 

Da qualche tempo non ci sono più campi di prigionia nel Darguun. A voi potevano sembrarlo. Ma quelli che avete trovato sono laboratori e coltivazioni di soldati.

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Una grande sala affollata di creature di cui non distingui bene le fattezze si presenta davanti a te. Ai lati innumerevoli porte punteggiano le mura di questo salone infinito. Passando attraverso una gigantesca porta di metallo, ti trovi in una sala con una volta luminosa dominata da una scalinata in pietra e metallo. Ai piedi della scalinata, due enormi esseri costrutti che ti osservano impassibili. In cima ai gradini, un angelo maestoso dalle ali di metallo e luce si accorge di te. Impugnando il suo bastone di metallo, scende i gradini con le ali spiegate. Ora si trova di fronte a te.

Con chi parlo? 

Io sono Ladelthael, Tribuno di Sala della Giustizia, Magistro delle Anime.

C'è forse qualcuno che intende fare del male, durante la mia prossima permanenza a Kennrun, a qualcuno dei partecipanti all'udienza voluta da Austasia ir'Wynarn?

Tenquills, Scriba del Casato dei Costruttori, non temere. Nessuno vi farà del male a Kennrun. Nessuna intenzione violenta sarà sollevata contro di voi, ma vi verrà fatta una richiesta di aiuto. 

Quale sarà il tempo meteorologico su Kennrun alle 16:00 del 25 sypheros 999 AR? 

Pioverà. O forse no. - Appare chiaramente infastidito da questa domanda.

Quali sono i quattro artefatti che devo ottenere prima di cercare il Ghaal'duur?

L'Albero della Metamorfosi e le Tre Lune dell'Equilibrio.

Dove si trovano questi quattro artefatti?

Dove i discepoli di Aalisha li hanno nascosti.

Come posso fare per ostacolare la creazione di soldati che i daelkyr stanno compiendo nel Darguun?

Difficile a dirsi. Forse dovresti chiederti come fare a fermare l'Erede Corrotto.

Egli sta dominando l’esercito che un tempo lo sconfisse. Un’alleanza di antichi nemici potrà nascere, e forse sarà alla portata una vittoria che ora è impossibile.

lunedì 24 agosto 2020

Uno strano foglio bianco.

Ora che Caleb indossa la tunica, il foglio bianco si riempie di caratteri che compaiono davanti ai suoi occhi, come se un'invisibile mano la stesse scrivendo con un inchiostro blu.

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Carissimo Tazin, spero che questa missiva ti giunga al più presto. La mia scoperta è stata a dir poco eccezionale!

Dall’ultima missione di esplorazione all’Isola di Kapaerian ha dimostrato l’esistenza del culto dei Titani. Sì, hai letto bene! Kapaerian! L'isola di Kapaerian non è solo la grande isola vulcanica al largo della costa nord-occidentale di Xen'drik. Come ti scrissi nelle mie lettere, ti confermo che è stata a mala pena toccata dal gigantesco impero dei giganti che un tempo dominava il continente di Xen’drik. Unica eccezione sembra essere una piccola fortezza destinata a fungere da posto di guardia. I geroglifici riportano che questa fortezza era chiamata Scora Bael, ed era presidiata da giganti del fuoco che trascorrevano tutta la vita sull'isola, serviti dai loro schiavi.

Le scritture sono molto danneggiate, ma da quello che ho capito, i giganti affrontarono qui una grande invasione extraplanare di esseri chiamati Quori. Non sono riuscito a comprendere tutti i dettagli degli invasori, ma i reperti parlano di creature orrende capaci di dominare la mente. Sono riuscito a tradurre molto poco su questi mostri. Le pareti erano in parte andate distrutte e sono riuscito ad ottenere solo una descrizione parziale. Una creatura viene chiamata Hashalaq ed è costituita da centinaia di viticci traslucidi con un punto di luce blu al centro. L’altra viene chiamata Tsucora e accanto questo nome appare la parola “incubo”. Il testo riporta che i torsi di questi mostri senza testa sono coperti di occhi e arti che si contorcono, tra cui due braccia massicce che terminano in potenti chele, e una coda serpentina puntellata da un pungiglione malefico. Infine, sono riuscito a recuperare solo questa descrizione: “un'ombra di pura oscurità avvolta da un nimbo di energia” e “una miriade di occhi disincarnati volteggiano intorno a lui”, ma non so a cosa si riferisca.

Il racconto descrive una guerra cruenta che alla fine portò alla caduta dei protettori di Scora Bael. Dei dettagli della guerra ti scriverò una missiva specifica, perché è assolutamente incredibile ciò che ho scoperto.

Ma non finisce qui Tazin, amico mio! In una parte più in basso, con antichi caratteri elfici, il racconto continua.

In elfico! Sì! Ma ti rendi conto?

Il racconto parla di una catastrofe, di un cataclisma, di un’apocalisse. Viene menzionato un non meglio definito “Distruttore dei Sogni”, che credo sia una magia usata dai giganti per tentare di fermare l’invasione dei quori. Si parla della morte dei giganti, della ribellione degli schiavi e della loro fuga dal continente. E si parla di quelli che sono rimasti qui…

Tazin, sono convinto che i maledetti drow che infestano l’isola, siano in realtà i discendenti degli schiavi dei giganti! E questi reperti ne sono la prova. A Korranberg mi dedicheranno un’aula della Biblioteca. Già mi immagino la targa: “Aula Castar Lin ir’Tarliach, il più grande archeologo esploratore di Xen’drik”.

Ti ho raccontato di quanto fossero aggressivi e di quel terrificante culto del Dio Scorpione Vulkoor. Ma quando giungemmo alla fortezza, smisero di attaccarci. La scorta Deneith del capitano Irulan riportò di averli visti nella giungla tutt’attorno alle rovine, ma mai tentarono di attaccarci. Sono certo che temano le rovine o le considerano una sorta di luogo sacro.

Caro Tazin, devi sapere che le rovine di Scora Bael sono piuttosto vicine al vulcano. Averlo definito Fornace di Adaxus è appropriato, visto che emette un suono costante simile ad una forgia Cannith. Questo luogo è una miniera per noi archeologi. Pensa che in una delle stanze, che credo fossero adibite a dormitori, ho trovato prova che sebbene la fede dei Quattro e il Cammino dei Guardiani fossero religioni comuni tra i giganti, esisteva un'altra tradizione.

I reperti lì ritrovati rappresentano offerte votive che i giganti erano soliti donare ai Titani. Offerte di cibo bruciato, frammenti del drago Syberis e altre sostanze preziose. Inizialmente quell’idiota di gnomo continuava ad insistere che si trattasse di doni destinati a una delle quattro divinità, ma ho dimostrato che è un errore: queste offerte erano doni per i Titani.

I geroglifici di Scora Bael hanno fugato ogni dubbio. Pensa che perfino quel dannato Zil raccomandato da quel pezzo grosso di suo padre, si è dovuto ricredere. Che soddisfazione amico mio…! E non ridere! Lo sai che tra noi Zil c’è sempre competizione!

Nel tempio è ben descritto l’antico mito dei Titani. Secondo le scritture, i Titani furono i primi giganti di Xen'drik. Erano esseri di enorme potere e saggezza, e i primi a padroneggiare il dono della magia di Ouralon. In un bassorilievo viene spiegato che nonostante il loro potere, i titani non erano immortali. Con il tempo invecchiarono e la morte incombeva. A causa delle loro azioni crudeli e spietate, sapevano che Karrak non li avrebbe risparmiati e che Rushemé li avrebbe distrutti. Usarono quindi una magia spaventosa, scampando al loro destino e proiettando i loro spiriti in un regno al di là della vita e della morte. Lì, divenuti immortali, attendono, alla ricerca di un modo per tornare. I giganti di Rushemé credono che i titani distruggeranno i loro discendenti, se tornassero, e i sacrifici sono destinati ad appagare la loro sete di distruzione e a vincolarli al loro lontano regno.

Quindi Tazin lo capisci? Avevo ragione! La tavoletta di Bokk che hai trovato tu, potrebbe essere la prova che alcuni giganti possano effettivamente contattare i titani e fare patti con loro!!! Quel bastardo che è scampato alle accuse di omicidio e di praticare un culto immondo, è invece colpevole, come sostenevi tu. Ti redigerò una specifica e dettagliata memoria, la farò certificare dal Rettore della Biblioteca e te la farò avere tramite un dispaccio Sivis, così che tu possa riaprire di nuovo il caso a Sharn e inchiodare quel maledetto assassino.

Per concludere, amico mio carissimo, ho trovato un passaggio sotto le rovine, nell’ala dei dormitori. Purtroppo, non abbiamo più rifornimenti per continuare e siamo costretti a rientrare a Capotempesta. Chiederò al Principe Jarot di patrocinare la missione, anche se so che dovrò accettare di far partecipare anche quegli incompetenti dell’Università di Morgrave… Il principe è sempre stato sensibile alla causa della conoscenza e sono certo che convincerà suo padre a sovvenzionarmi. Quando salirà al trono sono certo che sarà un buon re, uno di quelli che passano alla storia.

Caro Tazin, spero di riabbracciarti presto, ma guai a te, se ti azzardi a prendermi in braccio come l’ultima volta!!! Noi Zil abbiamo una dignità!

Il tuo più sincero amico,

Castar Lin ir’Tarliach

13 Lharvion 850 AR

giovedì 30 luglio 2020

Il terribile viaggio di Chronicle

23 Barrakas 999

Ti trovi in una radura sperduta. È buio. Alberi spettrali ti circondano. Il terreno sotto di te sembra fatto di terra morbida. Un’erba grigia lo ricopre.

Ti volti e in lontananza vedi una luce fioca.

Corri verso questa luce. Hai l’impressione di essere incredibilmente lento, nonostante lo sforzo della corsa. La luce si avvicina lentamente.

Poi, d’improvviso inciampi e quando cadi a terra, il terreno sotto di te è inconsistente ed inizi a precipitare.

Provi ad urlare ma dalla tua gola non esce alcun suono. Riesci a sentire solo l’aria che ti fischia nelle orecchie mentre cadi senza fine. Il terrore ha preso il sopravvento, assieme ad una strana sensazione che non hai mai provato prima. Hai come l’impressione che tutto quanto intorno a te sia frutto della tua immaginazione, ma allo stesso tempo più vero del reale e, sempre allo stesso tempo, alieno.

Nuvole oscure, riverberi di luce purpurea attraversano questo cielo infinito ed oscuro.

Sotto di te, ora intravedi il suolo.

Sembrano le rovine di una città dimenticata, di un regno a te sconosciuto.

Mentre il suolo sembra ormai a poche decine di metri, noti che lungo le strade che conducono fuori dalla città, torreggiano degli strani edifici a forma ovoidale.

Il terrore dell’impatto imminente ti invade la mente, mentre fissi il suolo proprio sotto di te.

Poi un suono sordo e tetro.

Il tuo corpo è attraversato da una forza devastante. Il tempo sembra incredibilmente rallentato.

Senti chiaramente il tuo collo spezzarsi e vedi il mondo ruotare pigramente tutt'attorno. Le tue interiora artificiali stanno volando ovunque. I tuoi arti di costrutto sembrano esseri aberranti e contorti, che rotolano lontano dal tuo corpo distrutto.

E un’instante più tardi un’onda di dolore che non avevi mai provato prima invade la tua mente facendoti impazzire. Spalanchi la bocca nel tentativo di urlare ma ti rendi conto che la tua mandibola non esiste più.

Il dolore e l’agonia crescono sempre più d’intensità e la tua mente implora che tutto finisca. Desideri con tutto te stesso di morire.

Una luce fioca sembra avvicinarsi, dietro di te.

Un mantello scuro ti si para davanti. Una mano ossuta e artigliata si posa sulla tua testa e ti solleva.

Nonostante tu sia ottenebrato dal dolore che continua ad aumentare, riesci a capire che di te è rimasta solo il cranio spezzato.

Con una rotazione del polso, l’essere che ti ha raccolto, ti sta delicatamente girando verso di lui.

Noti, nella rotazione, che indossa un lungo saio nero e che questo ricopre quasi interamente il suo corpo, lasciando fuori solo le ossute mani dalla pelle violacea. Mentre ruoti, sei sempre più prossimo alla sua testa e la fonte luminosa sembra intensificare la sua luce.

Ora i tuoi occhi cadono sul volto dell’essere. 

Ma il volto non c’è… sotto il cappuccio vedi solo una spirale nebulosa che precipita in un pozzo senza fine, verso una luce di puro orrore.

La mano dell’essere ti spinge verso il pozzo sotto il cappuccio. Al dolore che non smette di crescere, si aggiunge ora la più grande paura che tu abbia mai provato in vita tua.

E poi precipiti in quelle spire immonde.

Un suono gracchiante erompe dal centro del pozzo. Quel suono si trasforma lentamente in una voce gracchiante e aliena. Quelle che sembrano parole senza senso, assumono con il tempo un suono familiare e poi stranamente comprensibile, anche se sei certo non appartenga ad alcuna delle lingue a te note.

Ti vedo… Tu… traditore… Zrivakri…

No… tu non sei il ricettacolo… il Sogno Dorato è morto…

Un turbine ti avvolge e tutto intorno a te è un vortice di ombre e visioni del tuo passato.

Vedo dentro di te… sei solo un misero guscio vuoto… un’anima scartata… come hai potuto raggiungere il Reame dei Sogni…

Come lampi improvvisi i tuoi ricordi si proiettano sulle spire nebulose .Vedi le torri di Arcanix, ritrovi alcuni dei luoghi del tuo addestramento e poi gli orrori della guerra. Poi il buio.

I tuoi ricordi… una vita lunga ed inutile… Cantore della Lama… estinti…

Guerra… morte… il buio…

Inutile ciclo di eventi… banale…

E questo… cos'è…

E infine i volti dei tuoi compagni, dalle battaglie nell'arena alla vittoria su Ignitus.

NO! NOOOO!!!!

La voce che ossessionava la tua mente cessa di parlare ed una serie di onde d’urto, simili a scariche di tuoni, ti colpisce e dalla luce sottostante, distingui un agglomerato di minacciose nubi in avvicinamento.

Man mano che si apprestano a te queste assumono le sembianze di un ammasso di spire serpentine. 

Ora questa cosa è a meno di un palmo dal tuo naso. Dal centro di quelle che sembrano delle viscere disgustose, una protuberanza sferica emerge. Una lunga linea compare delicatamente e sembra tagliarlo in due parti uguali.

E all'improvviso ecco spalancarsi un terrificante maligno occhio giallo. Lo sguardo di quell'essere ti travolge e il dolore, che per qualche istante sembrava averti abbandonato, ora prorompe nella tua mente, sconvolgendola.

Rivivi lo strazio del tuo corpo che si frantuma per l'impatto. Senti le tue interiora dilaniarsi fino a scoppiare; percepisci le tue ossa artificiali fatte di legno e metallo, contorcersi e fuoriuscire; provi di nuovo la sconvolgente sensazione dello strapparsi dei tuoi arti dal busto; ed infine, ancora una volta, odi lo schiocco sordo del tuo collo che si spezza e senti la tua testa che viene eradicata dalle tue spalle; e l’unica cosa che riesci a fare, sopraffatto da questo dolore folle, è urlare.

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Un grido lacerante erompe nel silenzio della notte di questo inizio autunno, sulla strada verso Teschiorotto.

Un urlo così agonizzante e talmente pieno di dolore, che fa sobbalzare tutti, compresi Dotty e Mogg.

I sei compagni accorrono da Chronicle, che nel frattempo è scattato in piedi con le braccia spalancate verso il cielo, continuando ad alternare grida spaventose, a parole senza senso.

“Stava compiendo una delle sue magie. Era in uno stato di trance, come l’ultima volta.” dice Polgara con voce tremante, “E poi ha iniziato a contorcersi come un verme ed ora guardatelo…”

“Ma cosa diavolo sarà successo…?”, chiede istintivamente Talon senza pretendere una risposta.

“È ovvio.”, risponde Cask laconico: “Qualcosa è andato storto. Maledetti arcanisti. Voi e i vostri fottuti incantesimi.” E il suo sguardo contrito cadde sul mago che si stava avvicinando.

Marsh e il nano Dwarlran (una delle forme che il cangiante sembrava preferire ultimamente), erano nel frattempo impegnati ad immobilizzare Chronicle.

“Stava cercando di porre domande ad entità oltre il piano materiale.”, commentò Caleb.

Poi concluse in tono cupo: “Temo per le risposte che ha ottenuto. E, soprattutto, per chi gliele ha date.”