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martedì 15 settembre 2020

Pensieri sussurrati dalla Saetta Scarlatta

"Chi sono, eh?" disse Marsh con tono distaccato: "Sono solo una guardia di Sharn."

Sedendosi sul letto, osservava il corpo nudo di Tylnis, ancora madido per la passione appena conclusa.

"Raccontami invece un po' di te, Timoniere Corbett. Come sei diventata ciò che sei?"

Lei lo fissò per un istante con i suoi occhi grandi occhi verdi. Poi, con un agile gesto, si alzò e si affacciò alla finestra che dava a ovest. La cabina del capitano della Saetta Scarlatta disponeva di tutti i comfort.

"Sono una pura Khoravar. Mio padre, Tharmart Corbett era un facoltoso mercante di stoffe pregiate. Mya Reydan della Gilda dei Timonieri del Vento era invece mia madre. Sono nata e cresciuta a Making, la più incredibile città delle Cinque Nazioni, seconda solo al Gioiello della Corona di Galifar: Metrol, la nostra amata capitale. Grazie a mia madre ho avuto la possibilità di entrare nei Timonieri."

Si interruppe, volgendo lo sguardo verso Marsh che le stava fissando i fianchi ed il seno. Con un sorriso disarmante lo rimproverò: "Ma non ti basta mai, mia Guardia di Sharn? Sei stato tu a chiedere." Con tono falsamente risentito lo incalzò: "Se non ti interessa ciò che ho da raccontare, possiamo riprendere dove ci siamo fermati. Sarebbe la quinta volta e sarei un po' stanca, ma se proprio insisti..."

"NO!", la interruppe Marsh molto imbarazzato: "Ti prego continua." e si impose di fissare la candela a luce perpetua sulla scrivania.

"Come ti stavo dicendo, sarei potuta entrare nella gilda anche senza l'aiuto di mia madre." disse impettita. "Io sono nata per condurre un'aeronave. Anche Bastan Mezzovento, mio vecchio istruttore, lo diceva continuamente. Una khoravar nata sopra una cazzo di nube, ecco cosa sei! Per la Prima Tempesta, se ci sai fare con queste fottute aeronavi!" Poi, schiarendosi la voce resa gracchiante per imitare il suo vecchio istruttore, continuò.

"Durante la guerra ho trasportato viveri e medicinali sulla base di contratti Ghallanda e Jorasco. Ho dovuto trasportare indipendentemente dal committente..." commentò amara. "Viveri e medicinali alle truppe cyrane, ma anche ai loro nemici. Gli affari di gilda sono il primo mandamento."

"E alla fine della guerra, che cosa hai fatto?" chiese Marsh che aveva l'impressione di aver irrimediabilmente danneggiato la vista, per aver fissato troppo a lungo la luce della candela.

Rimase qualche secondo in silenzio, poi continuò con un tono molto cupo: "Il 20 Olarune del 994 io ero a Metrol."

Passò qualche secondo e, mentre Marsh sentiva un brivido scorrergli lungo la schiena al pensiero del Giorno della Tragedia, Tylnis continuò: "Era l'una esatta del pomeriggio. La Cattedrale della Schiera Sovrana aveva appena battuto i rintocchi, quando tutti la sentimmo."

"Ero sul ponte di attracco delle aeronavi del Vermishard dell'enclave Cannith, quando la terra sobbalzò con un rumore sordo. Vista dall'alto, la città parve non aver risentito minimamente di quello strano sisma. Di quel sussulto... Pensai che forse mi ero sbagliata.

Ma no... non era così..."

Dopo qualche istante riprese: "E poi la vidi scendere dalle guglie dell'enclave. Non fare quella faccia, mio Marsh. Era la Nebbia."

Marsh sentì molti racconti sulla Nebbia Funerea. Storie orribili di quando emerse nel Giorno della Tragedia. Racconti di morte e devastazione, senza via di scampo.

"Fu per me una reazione istintiva. Diedi l’ordine immediato di salpare e liberai personalmente gli ormeggi della Saetta. Fu solo grazie a questo mio istinto che riuscimmo a sfuggire al prorompere di quella nebbia mortale. Solo più tardi seppi che anche a Making e alle altre città cyrane era successo la stessa cosa. I miei non ce la fecero. Così come tanti amici." - Gli occhi si velarono di lacrime trattenute a fatica.

Marsh si alzò e la abbracciò.

"Grazie per il tuo gesto." gli disse mentre si cullava nel suo abbraccio.

"Ma dimmi," continuò lui: "cosa ti ha portato qui?"

Lo strinse forte. Premendo la testa sul suo petto, gli rispose sarcastica: "Un altro contratto ovviamente!" - poi continuò: "Faccio la spola da Nuovo Cyre e Kennrun da tre settimane ormai. Devo far fruttare un contratto Lyrandar con il Breland per il trasporto di armi e soldati. Il committente sono il capitano Alain ir'Rannek, comandante dell'Argonth ed il Generale Egen Tarravan dell'Esercito del Thrane."

Marsh le fece una carezza sulla testa e, dopo essersi liberato del suo abbraccio, si accomodò di nuovo sul letto.

"Cosa farai, dopo che avrai concluso il contratto?", le chiese lui.

"Cosa vuoi che faccia, Marsh?" un po' infastidita dal gesto di lui. "Mi procurerò un altro contratto."

Si avvicinò al letto e prese una coperta con la quale si avvolse e si diresse di nuovo alla finestra. "La mia nazione non esiste più. Tutti coloro che amavo sono morti. Mi resta solo il desiderio." Notando la faccia stranita di Marsh precisò: "Non intendo quello, sciocchino!"

Poi, facendosi nuovamente seria: "Vorrei un giorno avere una terra da poter chiamare di nuovo Casa."

Vedendo che l'argomento sembrava ferirla di nuovo, Marsh cambiò abilmente discorso: "Senti Tyl, ma se uno volesse entrare nella Gilda dei Timonieri del Vento...? Come potrebbe fare...?"

La mezzelfa fu pronta nella risposta: "Ma tesoro mio, è semplicissimo! Per provare ad entrare è sufficiente fare richiesta tramite l'apposito modulo.", si soffermò per poi riprendere: "Ah! Ed è gradita una raccomandazione da parte di un rappresentante della gilda o di un membro del Casato Lyrandar. Ma su stai tranquillo, a te ci penso io." Si mise a cercare nel cassetto della sua scrivania e poi, con un gesto trionfale porse allo stupito Marsh un foglio di carta stropicciata con diverse scritte.

Imbarazzato e un po' goffo, Marsh si accomodò alla scrivania ed iniziò a compilare il modulo, senza nascondere di essere piuttosto incuriosito dalla proposta. Dopo aver completato il lavoro, la osservò ed in tono rassicurante la rincuorò: "Un giorno troverai un nuovo posto da chiamare casa, magari potrebbe essere anche Sharn, chissà! Sharn accoglie tutti... Anche se, vedendo come conduci questa aeronave, si può dire che il cielo stesso sia la tua casa." osservando l'alloggio, le chiese: "Da quanto conduci questa nave? E quando è iniziato il tuo contratto Lyrandar?"

"La Saetta Scarlatta è la mia nave da oltre dieci anni. Lavoro per la gilda, e quindi per il casato Lyrandar, da quando ho memoria. Prima di me, come ti dissi, anche mia madre servì i Lyrandar, ma non come timoniere, bensì come Sovrintendente della Torre di Approdo di Making. Mia madre era un'eminenza nella gilda, sai?

Durante la guerra ho visto molti orrori e ho dovuto accettare cose ingiuste, come trasportare medici Jorasco e rifornimenti Ghallanda per i nemici della mia patria, ma ho sempre rispettato le consegne e onorato i contratti sottoscritti dalla gilda.

Ed eccomi ancora qui. Contratto attivo da tre settimane e destinato a durare fino a quando il generale Egen Tarravan e il capitano Alain ir'Ranek lo riterranno opportuno.

Il mio compito? Garantire supporto aereo all'alleanza thrano-brelandiana contro il pericolo comune del Darguun in preda al caos."

Poi esclamò: "Nessun ruolo militare, sia chiaro! Su questa sono stata PERENTORIA con il quartiermastro! Ma devo assicurare il trasporto agile delle truppe sul campo.

Beh, mi hai vista in azione a Teschiorotto, no?"

"Si, ho visto!", le confermò Marsh ricordando la vittoria di qualche giorno fa.

"La battaglia di Teschiorotto è stata incredibile! Un'operazione veloce ed efficace!" disse sorridendo, per poi sospirare: "Magari fossero tutte così. Da guardia di Sharn, anch'io sono nato e cresciuto in tempo di guerra. Mentre la battaglia infuriava a Città Bassa, ho visto cadere molti compagni e ho visto le atroci ingiustizie del mondo." 

Alzando il tono riprese: "A differenza di molti, però, io ho scelto di combattere. Di combattere per coloro che non possono combattere! Vedo però che abbiamo un obiettivo comune, visto che anch'io sto lavorando per risolvere il problema Darguun... Ma da uno che il caos del Darguun l'ha visto da MOLTO vicino, non sarà facile. Temo che il tuo contratto durerà a lungo..."

Sorridendole nuovamente, proseguì: "Non sei una guerriera, dunque! Pensavo ingenuamente che dovevate essere addestrati anche al combattimento!"

"Mio caro, no!", le rispose piccata Tylnis. "Se devo combattere per la vita, non mi tiro certo indietro. Ho dovuto farlo, purtroppo. Sai a quante canaglie avrebbe fatto comodo la Saetta Scarlatta? E quanti hanno provato a rubarla?"

"Ma come vedi, è ancora la mia nave.", concluse in tono soddisfatto.

Osservando il mondo fuori dall'oblò della cabina, i suoi occhi si posarono sul mercato allestito ai piedi di Argonth.

"Sapevi che questo territorio - Kennrun , Vathirond, Nuovo Cyre e Starilaskur - negli ultimi cinquant'anni è stato conteso da Breland, Cyre e Thrane?"

Dopo una pausa riprese: "Il Quadrilatero della discordia lo chiamerei io!

Ora è Breland, sì certo.

I confini definiti a Fortetrono sono incontestabili." e si fermò ad osservare le persone che apparivano piccole viste da lì.

"Ma guarda la gente. Questa gente...

La maggior parte di loro crede nella Fiamma Argentea ed amano Re Boranel con la stessa intensità con cui adorano la tecnologia cyrana.

E se questo fosse il futuro? Non sarebbe bello?", le parole le si spensero in gola.

Poi il suo volto si fece duro. "Ma l'unico futuro che ora vedo per questa gente è morire o diventare schiavi dei goblinoidi del Darguun. Quegli esseri hanno infierito persino contro il loro stesso popolo."

Poi cambiò tono: "Hai conosciuto Tuura? Non sembra nemmeno una hobgoblin... È saggia. È persino moderata! E sembra sinceramente preoccupata per il suo popolo. Faceva spesso riferimento ad antiche minacce che sono tornate e che distruggeranno prima i Dar e poi il mondo. Non riuscivo a seguirla in quei discorsi, ma mi ha dato l'impressione di una di cui ti puoi fidare."

Poi sospirò.

"Chissà... riusciranno a fermare l'orda di quel Ruus Dhakaan?"

Marsh, attento a ciò che Tylnis le stava dicendo, annuì e sentenziò: "Su questo non devi preoccuparti. Fermerò l'orda Dhakaan assieme ai miei compagni, in un modo o nell'altro! Non permetterò a nessuno di soffrire ciò che ho visto con i miei occhi in quella landa disgraziata. È una promessa." e si avvicinò a lei, osservando il paesaggio dalla finestra.

Poi l'attenzione di Marsh fu attirata da un gruppetto di individui con un mulo che stava chiacchierando poco distante dall'ingresso del mercato.

"Oh, guarda! Ci sono i miei compagni. Forse è meglio che li raggiunga."

"E no, mio caro!", lo interruppe lei bruscamente. "Tu mi appartieni per almeno un'altra ora!", disse lei facendo cadere la coperta e mostrandosi in tutta la sua bellezza.

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