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venerdì 30 agosto 2019

I giochi di mezza estate


Mpf... perché diavolo lo acclamano in quel modo? - Zakuul osservava con invidia silenziosa il Lhesh che si accomodava sul suo scranno, circondato dai lhevket, i capi guerra anziani.
Sono passati più di due anni dalla fine della guerra e questi bastardi lo venerano ancora... Maledetti idioti... Come se TUTTO QUESTO fosse merito suo. Il suo sguardo scivolò avido e crudele sui contorni del Daal'daan Toch.
IO ho trasformato una lurida fossa di combattenti, nella leggendaria arena dei dodici teschi! Il Daal'daan Toch è opera mia!
IO ho proposto di prendere gli schiavi ribelli e gli scarti delle prigioni, per trasformarli in puro spettacolo di sangue!
IO ho realizzato la più grande rete di scommesse del Darguun!
IO verso la quasi totalità degli incassi degli allibratori al Khaar Mbar'ost, la Casa Rossa!
IO!
IO!
SOLO IO!
SONO TUTTE OPERE MIE!!! NON DI HARUUC!!!
IL DAAL'DAAN TOCH È OPERA MIA!!!
MIA!!!!

Poi incrociò lo sguardo del Lhesh.

Un brivido lo attraversò, pietrificandolo sul posto. Nonostante il suo atteggiamento apparisse rilassato, il Supremo Signore della Guerra Dhakaani manteneva quell'aura di sopraffazione che era divenuta leggendaria. Così famosa, da entrare nell'immaginario collettivo. Basti pensare che diversi lhevket sono ancor'oggi convinti che la sconfitta di Kennrun avvenne perché Haruuc non era presente sul campo di battaglia. Se si entra in argomento, Bronk, il capoguerra bugbear più anziano, sostiene con fervore che se gli occhi del Lhesh si fossero posati sul generale brelandiano, il bastione non sarebbe mai caduto.
Ora, quegli stessi occhi, stavano fissando il goblin maggiorente del Daal'daan Toch.

"Ho detto di dare inizio ai giochi." - Le parole del Lhesh raggiunsero Zakuul, come pietre scagliate in faccia, destandolo dal suo torpore.

"Si dia inizio ai giochi!!!", gridò con voce squillante, camuffando l'imbarazzo di qualche istante prima.
Maledetta Lama Scarlatta... che tu sia maledetto...


***

Dalla sua posizione, il maggiorente si godeva lo spettacolo. Ed era davvero un grande spettacolo. Aveva preparato con cura i combattimenti. Determinare le sfide era una cosa in cui eccelleva. Ed era facile capire il perché: traeva un piacere perverso dalla sofferenza altrui. Di conseguenza, riusciva a concepire lo scontro che risultasse più cruento per lo spettatore.
Durante la guerra era noto come Supplizio dei Nemici.
Epiteto derivato dalla sua mansione di torturatore. Era anche uno straordinario combattente, anche se, coloro che servirono con lui sotto l'esercito, erano soliti ricordare il suo sadismo ed il suo vile stile di combattimento, piuttosto che la sua capacità di guerriero.

I sei che aveva preservato per l'occasione, si stavano dando da fare.
Il minotauro si dimostrò uno sfacciato colpo di fortuna. Non solo per lo spettacolo di morte nell'arena, ma anche per la certezza che quel bestione, stirpe di Baphomet, avrebbe certamente contribuito a distruggere lo spirito del gruppo. Infatti, nonostante gli stessi combattenti non ne avessero ancora consapevolezza, la malvagità del goblin aveva annusato che, tra quei sei, si era creato un legame. Ancora flebile, ma destinato a crescere.
Zakuul aveva un infallibile sesto senso per queste cose. E se c'era una cosa che aveva imparato, come maggiorente dell'arena, era quello di non permettere ai gladiatori di legare tra loro.
Troppo pericoloso.
E troppo costoso.
Soprattutto, troppo costoso.

Riemerse nella mente di Zakuul il ricordo della prima rivolta.
In quell'occasione andarono sprecati quasi novanta gladiatori e l'arena dovette chiudere per oltre due mesi, per consentire la riparazione dell'ala sud e dei dormitori. Quei due bastardi erano riusciti a creare un legame così forte con gli schiavi, da persuaderli a coalizzarsi ed organizzare un attacco ben congegnato. Il ricordo del mago e della psionica fece apparire una smorfia sul volto butterato di Zakuul. Lui ovviamente dichiarò che erano morti, arsi nell'incendio scoppiato nel refettorio. In realtà Edius e Litara erano riusciti a fuggire. Fu in quell'occasione che capì l'importanza di ridurre le armi nell'armeria.
Distolse la mente da quei dolorosi ricordi e tornò ad osservare l'arena.

I due umani erano piuttosto scarsi. Quello di bell'aspetto arrancava contro un misero bandito, mentre l'altro stava per soccombere sotto i colpi della donna armata di fioretto. Quella mezzelfa aveva tentato la fuga quattro volte e per quattro volte lui l'aveva impedito, per poi cercare di ucciderla in combattimenti impari. Ma lei ne era uscita sempre vincitrice, facendogli perdere parecchi soldi. Ma stavolta l'aveva "fatta sistemare" dalle sue guardie: gamba destra e lingua mozzata.
Com'è che diceva di chiamarsi quella cagna...? Ogni volta decantava quel suo fottuto nome... Ah sì! "Sono Arviel d'Medani, nipote del Barone Trelib, patriarca del casato Medani e capo della Gilda degli Avvertimenti. Liberami e dirò a mio zio di risparmiarti la vita." Fottuta nobile. Muori in fretta e ridammi i soldi, bastarda.
L'obiettivo di Zakuul era che l'umano la sistemasse definitivamente. Aveva scommesso pesante su di lui, così da riprendersi delle perdite precedenti. Non stava andando per nulla come aveva previsto, ma il pubblico si stava divertendo parecchio ed era certo che con la gamba rotta, prima o poi avrebbe ceduto.
Il forgiato, invece, fu una spiacevole sorpresa. Il goblin disprezzava qualunque fruitore di magia e quando vide il goliath, che avrebbe dovuto schiacciarlo in fretta, cadere morto senza aver neppure tentato un attacco, sputò per terra, maledicendosi per il pessimo affare.
Si fosse almeno girato per incitare la folla. Nulla. Inutile ammasso di metallo e legno.
Per fortuna che il minotauro e il mezzorco che ciarlava troppo, davano spettacolo. Coboldi sciolti dall'acido e crani di iena sfondati. La gente sembrava impazzita. I lhevket saltavano sui loro seggi, ridendo sguaiatamente. Un sorriso di malevola soddisfazione tagliò la faccia del goblin.
Poi strinse gli occhi per osservare meglio ciò che succedeva nelle gabbie ad est.
Il morfico che combatteva con lo gnomo decrepito ci stava mettendo un po' troppo, per non parlare dell'altro della sua stessa razza che giocava con quella ragazzina, anziché attaccarla.

Ricordando la ragazzina, la schiena di Zakuul fu attraversata da un brivido inconsulto.
Quella creatura era innocente solo in apparenza. Quando gliela portarono, non sborsò nemmeno un moneta di rame per acquistarla. Il mercante che gliela regalò, raccontò di aver catturato il vecchio gnomo e quella strana ragazzina, nei pressi di Porto Vipera, nel Q'barra. Sbucarono fuori dalla giungla e attaccarono l'equipaggio della nave che si trovava sul molo di attracco.
Chi sarebbe così folle da attaccare l'equipaggio armato di una nave dhakaani? Commentò fra sé e sé il maggiorente, mentre ascoltava il mercante.
Eppure questi giurò che andò proprio così.
Per qualche strano motivo, quei due decisero di aggredire un gruppo di hobgoblin e bugbear, perfettamente armati. Ovviamente furono immediatamente neutralizzati e catturati. Quando lo gnomo fu interrogato, questo spiegò che la ragazzina era una nobile cyrana di nome Aylen e implorò che non le venisse fatto alcun male. Questa era un fagotto di stracci che guardava i suoi aguzzini, con profondi occhi scuri pieni di terrore. Nulla in confronto alla scimmia furiosa che qualche istante prima li aveva assaliti. Il mercante raccontò di averli rinchiusi in una gabbia per animali, con l'intento di portarli fino a Rhukaan Draal e venderli al Mercato del Sangue. Ma il mattino precedente all'arrivo alla capitale, i quattro uomini a guardia del carico - e dei prigionieri - furono trovati morti. Dall'aspetto che avevano i cadaveri, sembrava che fossero stati soffocati nel sonno. Ma non furono trovate tracce di avvelenamento o strangolamento, se non un'ecchimosi alla base del collo. Quando il mercante si avvicinò alla gabbia dei due prigionieri, lo gnomo disse: "Portaci all'arena dei Dodici Teschi o morirai come loro". Il mercante lo guardò con un'espressione di sdegno mista a derisione, che però mutò in puro spavento quando la ragazzina aggiunse: "Stanotte".
I suoi occhi erano chiari come la brina dell'inverno ed era certo che non avesse mosso le labbra.

Il racconto divertì Zakuul, che però non credette ad una sola parola del goblin. Era convinto che quel presunto mercante fosse in realtà un predone e che doveva aver catturato quei disgraziati a seguito di un assalto ad una nave mercantile, o roba simile. Dall'aspetto, quella creatura non poteva avere più di quindici anni e doveva essere stata abusata dall'intero equipaggio per settimane. E quel vecchio, probabilmente il suo tutore, doveva averla aiutata a non impazzire.
Accettò il regalo di buon grado e si disse che sarebbe stato uno spettacolo insolito e divertente. Una ragazzina al Daal'daan Toch... Una splendida novità per inaugurare i giochi di mezz'estate! Diede l'ordine alle guardie di scortarli ai dormitori e, quando i due gli passarono di fronte, diede un'ultima occhiata alla ragazzina.
Lei lo stava fissando con un lieve sorriso dipinto sul volto. Inspiegabilmente, giusto il tempo di un brivido, provò un sentimento di puro terrore.
Una volta che i due lasciarono la stanza, Zakuul dimenticò l'episodio e si sfregò le mani assaporando la certezza dello spettacolo che ne sarebbe derivato.

Ma quella ragazzina si stava dimostrando un fiasco.
La gente sugli spalti orientali si stava lamentando rumorosamente. Lei se ne stava rannicchiata all'angolo della gabbia e non si muoveva. Era chiaramente terrorizzata.
Gli ululati di sdegno della folla attirarono l'attenzione del Lhesh.
Zakuul notò che Haruuc stava stringendo gli occhi, cercando di capire cosa stesse succedendo. Il goblin trasalì, quando il suo signore capì che a combattere nell'arena c'era una ragazzina.
Prima percepì lo scricchiolio del bracciolo destro, stritolato dalla nervosa mano del Lhesh. Poi udì la sua penetrante voce chiamarlo: "Zakuul...". Il goblin si avvicinò di un passo con la testa abbassata e lo sguardo che puntava gli stivali dell'armatura del Signore dei Dhakaani: "Mi spieghi cosa diavolo sta succedendo?"

Ed in quel momento ad est esplosero urla di incitamento.
Ruotando su se stesso, Zakuul poté constatare che la ragazzina era in piedi e, armata di pugnale, si stava dirigendo verso il morfico.
Finalmente ha deciso di combattere per la propria vita. Pensò il maggiorente. Speriamo che quello stirpemannara la uccida in fretta. Non mi va di sorbirmi uno dei sermoni sull'onore dhakaani, da parte del Lhesh.


***

Il morfico saltellava sul posto con la guardia alzata, in atteggiamento di sfida verso la piccola Aylen.
Questa si avvicinò a Felix con fare incerto. In mano aveva un piccolo pugnale.
Non aveva speranze di farcela.
Il morfico, che continuava a saltellare come un combattente di strada che attende il suo avversario, la superava di un braccio in altezza ed era il doppio in corporatura.
Quando la piccola fu a circa un metro da lui, si fermò con il braccio del pugnale, teso lungo il corpo. Rimase in quella posizione a fissare il suo avversario.

Felix era in posizione di difesa e pronto a qualsiasi attacco.
Non aveva alcuna intenzione di farle del male, ma allo stesso tempo non si fidava di quella strana creatura. Soprattutto da quando la stava fissando con quei gelidi occhi chiari.
Eppure mi sembrava che fossero scuri... pensò Felix.
"Forza, combattiamo!" - disse il morfico sorridente rivolto alla ragazzina, senza smettere di saltellare.
La piccola inclinò leggermente il capo, come se non avesse capito quanto le era stato detto.
Un istante dopo, agì.



Nessuno vide di preciso cosa accadde. Nemmeno Felix poté.
In un battito di ciglia la ragazzina superò la guardia alta del morfico e conficcò l'intera lama del pugnale alla base del suo collo. Poi fece un aggraziato passo indietro.
Nei suoi occhi color ghiaccio, Felix lesse la certezza della sua fine.
Il colpo infertogli era mortale.

Tutti gli spalti sussultarono per l'inaspettato esito e mentre il morfico barcollava, un innaturale silenzio pervadeva l'aria. Felix sentì lo sconforto invadere il suo cuore, mentre la consapevolezza della morte imminente, lo faceva scivolare a terra.

Felix poteva sentire Mr. Biggs che urlava contro la ragazzina, intimandole di trascinarlo fino alle sbarre della sua gabbia.
Dall'altra parte Talon, il suo amico morfico, gli gridava qualcosa, mentre combatteva contro il vecchio gnomo.
Sentiva che la lama dell'arma aveva trapassato la gola e l'esofago.
Non poteva respirare.
Teneva la mano sull'elsa, ma non ebbe la forza, o forse il coraggio, di strapparlo.
Al tatto quell'arma appariva molto strana. Anche se lo aveva trafitto mortalmente, sembrava, in alcuni momenti, inconsistente al tatto. Fu mentre valutava questo fatto, che sentì la ragazzina parlare.

"Varcate il cancello della Notte Eterna"
Felix si chiese se gli stesse dedicando una preghiera di morte.

"Estinguete le fiamme della prigione"
Poteva sentire il passo leggero della ragazzina che le girava tutt'intorno. Non sembrava intenzionata a finirlo. Forse stava giocando con lui.

"La morte non vi potrà reclamare"
Un sorriso apparve sulla faccia del morfico, convinto che lo stesse prendendo in giro.

"Se libera sarà la sacra scriba"
Felix non stava davvero capendo nulla di quanto le stava dicendo.
Poi la vide sopra di sé. I suoi occhi erano di un vibrante celeste, che lo facevano sembrare vivo.

Si accucciò e, mentre si cingeva le gambe con le braccia, gli disse:
"Il varco vi attende tra le rovine di Chainspire, lungo la strada della conoscenza."
La sua bocca era sigillata.

Tutto si fece buio e Felix esalò l'ultimo respiro.

***

Le urla della ragazzina erano davvero agghiaccianti.
Sta rovinando tutto! Maledizione! Pensò Zakuul, mentre il Lhesh Haruuc si alzava di scatto dal suo scranno.
Si teneva le mani tra i capelli e le sue grida erano sempre più folli ed intense.
I suoi occhi bruni erano spalancati e pieni di terrore.
Mentre il supplizio delle urla continuava, Aylen iniziò a graffiarsi il corpo e a strapparsi con violenza i capelli dalla testa.
Il Lhesh Haruuc ordinò a Zakuul di seguirlo, ed insieme alle quattro guardie dall'armatura cremisi, iniziarono a scendere dalla tribuna del Daal'dann Toch. I lhevket osservavano silenziosi e chiaramente a disagio.
La folla iniziò a protestare e a chiedere la fine di quell'indegno spettacolo.

Aylen non smise di urlare, al contrario aumentò il ritmo e l'intensità dei suoi lamenti. La mandibola era talmente spalancata che la lingua le penzolava di fuori. Assomigliava a quelle orrende creature non-morte chiamate ghast.
Poco dopo, dalla gola iniziò a fuoriuscirle una schiuma bianco-giallastra che trasformò le grida, in disgustosi lamenti gutturali.
Iniziò ad inarcare la schiena, piegando il collo all'indietro e contraendo i muscoli delle braccia e delle mani, conferendo quest'ultime l'aspetto di artigli. Tutto il suo corpo era scosso da spasmi violenti e la sua esile figura era ormai divenuta grottesca.

Continuò a piegare indietro la schiena, quasi volesse far congiungere la testa ai piedi.
Infine cadde a terra prona.
Tremiti inconsulti e grugniti immondi era ciò che rimaneva della piccola Aylen.

Mentre Zakuul insultava il goblin che non riusciva ad aprire la gabbia, il pubblico assisteva alla fine dello spettacolo.
Aylen emise un ultimo, agghiacciante grido che zittì il Daal'daan Toch, come mai prima di allora.
Poi si immobilizzò di scatto.

E rimase lì, come una bambola rotta.

martedì 27 agosto 2019

Sar 14 Lharvion 999 AR, Arena Daal'daan Toch

Felix constatò che l'armeria era limitatamente fornita. Erano  presenti quasi tutte le armi, anche se di bassa fattura e in quantità molto limitata, giustappena sufficiente ad armare i gladiatori per far fronte agli incontri che li attendevano.

Il commento del forgiato a pochi passi confermò i suoi sospetti: "Non sono per nulla stupidi questi Dhakaani. C'è la quantità di armi sufficiente a combattere nell'arena,  ma non per ingaggiare una rivolta."
"Vogliamo parlare della fattura di queste armi?" - il mezzorco aveva sempre la battuta pronta per rincarare la dose: "Questa spada la posso considerare monouso. Maledetti goblin del cazzo."
L'umano dall'aspetto attraente sembrava divertito della battuta, mentre il minotauro, che stava soppesando una grossa ascia bipenne, borbottò qualcosa di incomprensibile verso il mezzorco, ma che certamente confermava il commento.

Tutt'intorno a loro era costante il profondo ed ovattato brusio delle genti sopra le loro teste. Ogni tanto si distinguevano delle grida, dei fischi e il rumoreggiare di tante persone che battono ritmicamente i piedi a terra.

Mentre Felix sceglieva con cura l'arma che avrebbe usato, un boato scosse le mura.
La folla sopra lui era in visibilio.
Con uno sguardo fugace, notò le differenti reazioni degli altri gladiatori. Uno sbuffo quasi divertito del minotauro, una totale indifferenza del forgiato, i due umani sembravano nervosi, il mezzorco scuoteva la testa borbottando qualcosa, mentre il suo amico Talon serrava la mandibola con una chiara espressione di tensione.

Si fecero avanti le guardie.
Indicarono loro otto differenti porte e, spingendoli con l'asta delle loro alabarde, invitarono i sette a sceglierne una e ad imboccarla.

Il tunnel sotto l'arena di Daal'daan Toch era stretto e pieno di svolte. Nel primo tratto, poté sentire chiaramente i passi degli altri gladiatori che come lui, stavano percorrendo i corridoi.
Poco dopo, davanti a lui una salita piuttosto ripida che terminava su una grata di metallo. La luce del pomeriggio era davvero intensa.
Giunto a pochi passi dalla grata, notò la testa di un goblin sbucare attraverso le sbarre, per poi sparire. Immediatamente udì il clangore di catene che scorrevano e la grata iniziò a sollevarsi.

Quando entrò nell'arena gli ci volle qualche secondo per abituarsi alla luce intensa. Faceva molto caldo e l'aria era carica di umidità.
Attorno a lui sbarre di metallo pesante lo circondavano, in ogni direzione. Anche gli altri si trovavano all'interno di queste grandi gabbie ed anche loro sembravano un po' disorientati.
Goblin correvano agili sopra le loro teste, usando le sbarre come punti d'appoggio ed armeggiando con delle catene fissate a lunghe grate. Queste grate separavano i combattenti dai loro avversari.

L'occhio corse alla sua destra e notò che il mezzorco si trovava nella gabbia accanto a lui. Oltre la grata innanzi a Mr. Biggs, si muovevano nervosamente due creature rettiliformi armate di piccole lance.
Istintivamente, si volse di scatto per scoprire quale sarebbe stato il suo avversario. Per un momento gli sembrò che non fosse presente, poi si rese conto che rannicchiato su un angolo della gabbia oltre la grata, c'era una piccola figura dai capelli biondi che indossava una veste logora. Accanto a lei, ma nella gabbia opposta, c'era un vecchio gnomo che le accarezzava il capo attraverso le sbarre.



"No..." - questo fu l'unico pensiero che attraversò la mente del giovane morfico, nel constatare che la ragazzina che aveva notato qualche ora prima nel dormitorio, sarebbe stata la sua avversaria.

"Ehi faccia di lupo! Non ti azzardare a farle del male!" - Mr. Biggs gli intimò dall'altra gabbia: "Chiaro? Si tratta di una povera ragazzina che non ha speranze contro di te. Non avrà nemmeno la forza di sollevare un'arma. Sappi che se mi disobbedirai, te la farò pagare cara! CHIARO?"

Felix si avvicinò alle sbarre vicine al mezzorco e rispose: "Che ti credi? Non sono mica un macellaio! Non le farò nulla, stai tranquillo. Certo è che non capisco per quale motivo si possa trovare qui una bambina..."
"Non mi frega un cazzo di quello che credi. Se le fai del male, risponderai a me personalmente!". Con un gesto della mano Felix liquidò la sincera minaccia del mezzorco e si avvicinò alla grata che lo separava dal suo improbabile avversario.
Giunto alle sbarre, si inginocchiò e rivolse alla ragazzina alcune parole rassicuranti: "Non temere! Non ho intenzione di farti alcun male."

D'improvviso la folla iniziò ad gridare e ad incitare. Felix si rese conto che l'arena era davvero imponente. Constatò che, la totalità degli spalti erano occupati da spettatori erano di razza goblinoide, ma nelle tribune erano presenti anche molti umani. Fu quasi certo di aver notato anche un gruppetto di nani.
Dietro di lui si ergeva un grande baldacchino, sotto il quale, al centro, erano disposti un grande scranno e dodici seggi, equamente distribuiti a destra e a sinistra. Mentre lo scranno al centro era vuoto, gli altri erano occupati da imponenti figure goblinoidi.
Due bugbear, di età molto distante l'uno dall'altro, erano seduti all'estrema destra, mentre otto hobgoblin occupavano in ordine sparso gli altri seggi. Erano molto differenti tra loro, ma in comune avevano l'aspetto fiero e la tracotanza. Indossavano armature imponenti, pittate con colori sgargianti, raffigurazioni simboliche e decorazioni zannute o piumate arricchivano elmi e spallacci. Diversi servitori goblin con deferenza porgevano loro cibo e bevande, ma che in risposta ricevevano scherni o insulti.

Un verso animalesco attirò l'attenzione di Felix. Di fronte alla gabbia di Mr. Biggs, si muovevano nervosamente tre grosse iene. Stavano puntando fameliche il loro avversario: Mox, il minotauro.
Scorrendo lo sguardo ancora più a destra, il morfico notò l'umano di bell'aspetto che stava studiando il suo avversario: un omone armato di mazza chiodata. Dietro l'energumeno riuscì a distinguere un tizio che indossava solo dei calzari con una spada lunga in mano. Questo sarebbe stato l'avversario del forgiato. Sforzandosi ulteriormente riuscì a scorgere l'altro umano e la donna dai capelli corti. Quest'ultima impugnava una lunga spada dalla lama sottilissima. Da quella distanza sembrava un ago.

"BENVENUTI ALLA TERZA EDIZIONE DEI GIOCHI DI MEZZA ESTATE!!!"

La voce di Zakuul echeggiò tra gli spalti. La folla rispose con grida e applausi fragorosi. L'odioso goblin emerse dall'ala sud dell'arena, praticamente dietro la gabbia del minotauro.
Con sorprendente agilità, Zakuul percorse gli spalti, dirigendosi verso la tribuna posta sotto il baldacchino. Mentre si muoveva presentò gli incontri che si sarebbero tenuti, di lì a breve. Particolarmente interessante fu la descrizione usata per il minotauro: "...e nella gabbia centrale ammirate la bestia infame, pronto a sfidare non una, ma ben tre feroci belve delle terre selvagge! IH! IH! IH!".

"Salute a voi, nobili Lhevket", disse Zakuul rivolgendosi ai goblinoidi nella tribuna d'onore: "È un piacere vedere gli anziani capiguerra Dhakaan, onorarci della loro fulgida presenza."
In modo disordinato gli alti ranghi dell'esercito Darguun si alzarono a salutare la folla in tripudio. Mettendo a confronto le acclamazioni, era evidente che alcuni di loro godevano di grande fama.

 "Ma ora fate silenzio!", gridò all'improvviso Zakuul: "Diamo il benvenuto a colui che ha schiacciato i nostri nemici, al Sommo Capoguerra, al Signore del Darguun, al Capo dei dodici clan Dhakaani, all'unico ed invincibileee..."
Mentre il maggiorente dell'arena sciolinava gli epiteti, l'intera arena rispondeva battendo ritmicamente i piedi contro gli spalti. Questo rumore assordante sembrava a Felix, il rumore dell'acqua di una colossale cascata che si infrange contro la roccia.

"LHESH...!!!" e la folla all'unisono completò: "HARUUC!!!"

Un'imponente hobgoblin si affacciò sulla tribuna d'onore, circondato da altri quattro della sua razza, vestiti di un'armatura cremisi. Una corona appuntita gli cingeva la testa. Sollevò la grande spada dalla lama rossa in segno di saluto alla folla, che non smetteva di incitarlo ululando: "HARUUUUUC!!! HARUUUUUC!!! HARUUUUUC!!!..."
Era davvero impressionante l'adorazione che la massa attribuiva al proprio capo.

Con un cenno della mano, a riprova del suo potere sulla sua gente, il Lhesh Haruuc silenziò il Daal'daan Toch.
Rimase qualche istante in piedi, facendo scorrere lo sguardo sugli ammutoliti spalti e poi, spostando con un gesto teatrale il mantello cremisi, si accomodò sul trono.


Stravaccato sul suo scranno, con il mento appoggiato sulla mano mentre con l'altra impugnava il fodero della sua spada, il Lhesh Haruuc ascoltava divertito i commenti dei suoi generali.
Zakuul era in nervosa attesa che il suo signore lo degnasse di attenzione. Saltellava a destra e a sinistra, incapace di contenere la tensione.
E dopo qualche istante, muovendo leggermente il capo, il Lhesh Haruuc fissò il maggiorente goblin. Zakuul si pietrificò nell'istante in cui incrociò lo sguardo del suo capo. Se il signore Dhakaan, non avesse abbaiato l'ordine di dare inizio ai giochi, Felix era certo che Zakuul sarebbe rimasto immobile per sempre.

Girando goffamente su stesso, il capo dell'arena di Rhukaan Draal proclamò: "Si dia inizio ai giochi!!!"
I goblin sopra le gabbie si affrettarono a sollevare le grate e gli avversari si trovarono finalmente liberi di affrontarsi.

La battaglia per la sopravvivenza aveva avuto inizio.

martedì 13 agosto 2019

Sar 14 Lharvion 999 AR, Rhukaan Draal


"Sudore, sangue e fango. E merda." - come al solito Mr. Biggs si lamentava del fetore dei dormitori con Chronicle.
Chronicle lo fissò per un istante e poi fece spallucce.
Questo gesto fece arrabbiare oltremodo il mezzorco: "Tu sei un fottuto forgiato. Che cazzo ne sai della puzza di questo posto schifoso?" - e si rigirò sul fianco, lamentandosi anche della scomodità delle brande.
Seduto composto e con l'eleganza nell'esprimersi che lo contraddistingue, Chronicle rispose: "Sarò immune agli odori, ma non di certo alla vista e all'udito. Convengo con te che siamo in un luogo decisamente malsano, anche per degli schiavi come noi." - volse leggermente il capo verso i due morfici, continuando "Sono passati 23 giorni da quando sono qui, mentre tu 19. Quello lì da nove, mentre l'altro, che credo si chiami Talon, da quattro. Eppure l'unico che si lamenta sei tu. E più precisamente, è da stamattina che ti compiangi. Ormai è pomeriggio inoltrato ed inizi a dare fastidio."
"Spero che ti uccidano presto." - disse Mr. Biggs in tono sprezzante, rimanendo girato sulla branda "Mi auguro che ti capiti uno di quei Valenar del cazzo. Così non sentirò più la tua dannata voce da saccente."
"Mmm... Sarebbe un'interessante novità. A proposito di novità." - Chronicle indicando verso la porta, continuò "Mi sa che ne sta arrivando un altro."

"E questi sono i tuoi alloggi. Beh! Non solo tuoi, ovviamente! IH! IH! IH!" - la voce stridula e la risata odiosa di Zakuul, la si imparava a riconoscere in fretta.
Il drappello, che come al solito accompagnava Zakuul, era numeroso. Il maggiorente dell'arena Daal'daan Toch era un codardo, o come si definiva lui stesso, uno molto prudente. Oltre ai soliti quattro goblin armati di daga e due capitani hobgoblin in armatura completa, stavolta si erano aggiunti tre bugbear. Quest'ultimi circondavano un enorme minotauro albino. Nonostante le catene ai polsi, alle caviglie e al collo, il gruppo si comportava con estrema cautela, come se il mostro potesse liberarsi all'improvviso.
Giunti al centro del dormitorio, il gruppo si dispose a cerchio attorno a Zakuul e al minotauro.
"Sono certo che tu sarai un ottimo investimento! IH! IH! IH!" Il goblin si sfregava le mani con frenesia: "Liberatelo."

Il rumore del metallo delle catene che cadevano a terra, riecheggiò nella stanza.
Tutti osservavano il nuovo arrivato mentre si accomodava in una branda poco distante da Mr. Biggs. C'era chi lo guardava con timore, chi con curiosità, chi con disprezzo.

"Oggi è un grande giorno, gladiatori!" - esordì Zakuul all'improvviso - "Al tramonto, il nostro amatissimo Lhesh Haruuc aprirà i giochi di mezza estate. IH! IH! IH! E voi potrete dar vita ad uno spettacolo degno della più grande arena del Darguun! IH! IH! IH!"

Un pesante silenzio calò nella stanza.
"E non fate quelle facce! È ora che iniziate a dimostrare che siete stati un buon investimento!" - Zakuul si girò poi verso il gruppo di elfi Valenar e dirigendosi verso di loro, disse: "Prendete esempio da loro! Da quando ho investito nel loro acquisto, mi hanno fruttato decine di volte il loro costo. IH! IH! IH!"
Mentre il maggiorente goblin si intratteneva a chiacchierare con gli elfi, Mr. Biggs si alzò dalla branda e dopo essersi stiracchiato, commentò: "Sembra che la pacchia sia finita."
"Finora siamo stati decisamente fortunati." - replicò Chronicle: "Non abbiamo mai dovuto combattere. Mmm... ma forse non si tratta di fortuna... ora che ci penso... Ci hanno spostato dai vecchi dormitori giusto ieri." - continuò poi, accarezzandosi il mento: "Quindi nutrono opportunamente gli schiavi destinati all'arena, tenendoli lontani dai combattimenti fino a quando non sono pronti. Non avere contatti con i combattenti, significa non vivere l'ansia per il proprio imminente destino, e questo garantisce un pronto recupero psicofisico. Tale recupero comporta una probabile maggior durata del combattimento. Rendendo quindi lo spettacolo più avvincente. Già, già. Devo dare atto a quel goblin, che sa il fatto suo."
Mr. Biggs, con un'espressione dura che solo un mezzorco può fare, si girò verso di lui con tono minaccioso gli urlò: "Secondo questo tuo ragionamento, che cosa cazzo ci fanno qui, quei due lì? EH???" - disse indicando una ragazzina vestita di stracci e uno gnomo davvero molto avanti con l'età.
Il forgiato guardò prima i due indicati da Mr. Biggs, poi il mezzorco, poi di nuovo il vecchio e la ragazzina e poi di nuovo lui.
Fece spallucce e disse: "Davvero non saprei."

Prima che Mr. Biggs si lasciasse a qualche altro improperio, udirono lo stiracchiarsi rumoroso di un nano. Barba rossa abbastanza folta, ma poco curata. Capelli anch'essi rossi. Sembravano rasati da qualche settimana e ricresciuti malamente. Il nano si tirò su ritto in piedi e mentre si dirigeva verso di loro, disse: "Da quanto ho sentito, siete qui da un bel po'. E com'è che non avete ancora combattuto? Ollandra vi ha per caso benedetti? Non è che vi avanza un po' di fortuna divina anche per me?" chiese, terminando con una fragorosa risata.

Prima che Mr. Biggs o Chronicle potessero replicare, il nano proseguì: "Il mio nome è Adrik Oakblade figlio di Elbour "Ascia Del Drago". Durante la guerra mi avevano dato l'appellativo di "Frangilame", "Spezzascudi", e altre stupidaggini del genere." - il nano sospirò, per poi continuare: "Oggi quei maledetti goblin mi chiamano Cinghiale Rosso. Che grandissimi figli di una cagna...".
I due, che presero immediatamente in simpatia il loquace nano, si presentarono e chiesero da quanto tempo fosse lì. Il nano rispose che fu catturato da una banda di bugbear nei pressi di Cornogorgone, qualche mese fa. Stava scortando un carico diretto alle Rocche di Mror, per conto del Casato Kundarak. Quasi tutti morirono nell'agguato notturno, e i pochi che sopravvissero furono venduti come schiavi. Cambiò padrone goblin un paio di volte, fino a quando arrivò alla capitale del Darguun e fu messo all'asta al Mercato del Sangue.
"Non si vedono molti nani combattere nell'arena, mi disse quel figlio di una cagna di Zakuul." - disse il nano con disprezzo. Poi continuò: "Odio quella sua risatina da vigliacco. E quegli occhi acquosi glieli strapperei dalle orbite. Quanto vorrei che venisse giù nei dormitori senza quella maledetta scorta.".

Mentre Adrik raccontava di come Zakuul gestisse l'arena, di come traesse profitto dalle scommesse e di quanto fossero importanti per i suoi affari, i Giochi di Mezza Estate, i tre furono interrotti quando si accorsero dello strano individuo dai lunghi capelli color avorio, che passò loro accanto.
Fino a poco prima se n'era stato nascosto al fondo della stanza, e nessuno di loro si rese conto che quell'individuo si era alzato ed era quasi giunto ad una delle brande. Aveva le movenze di un felino e il suo aspetto incuteva un certo senso di pericolosità.
C'era anche la donna dai capelli corti. Se ne stava seduta proprio sulla branda accanto a quella in cui si era diretto l'uomo dai capelli d'avorio. Aveva lo sguardo imbronciato, o forse infastidito. O forse triste. Si stava massaggiando una gamba. Aveva molte cicatrici in tutto il corpo, in particolare sul volto. Alcune di queste sembravano recenti.
Guardando dall'altra parte dei dormitori, si potevano scorgere due goblin tremanti. Erano rannicchiati nel punto più remoto della stanza. Poco distante da loro, quello che sembrava un uomo di grosse dimensioni, avvolto in un mantello, russava rumorosamente.
La ragazzina era disperatamente abbracciata al vecchio gnomo, mentre Zakuul chiacchierava allegramente con i Valenar. Questi ultimi non sembravano affatto divertiti. Davano l'impressione di avere i nervi a fior di pelle, visto che i loro sguardi scattavano da un punto all'altro, come se si aspettassero un attacco improvviso.
E poi c'erano quei due uomini dal fare schivo, apparentemente distratti, ma che non si lasciavano sfuggire alcun dettaglio.

"Riposate bene, miei gladiatori!" - disse Zakuul mentre usciva dalla stanza - "Oggi al crepuscolo vi aspetta la gloria del Daal'daan Toch! Combattete bene, mi raccomando! Dimostrate che siete stati un buon investimento! IH! IH! IH!"