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martedì 27 agosto 2019

Sar 14 Lharvion 999 AR, Arena Daal'daan Toch

Felix constatò che l'armeria era limitatamente fornita. Erano  presenti quasi tutte le armi, anche se di bassa fattura e in quantità molto limitata, giustappena sufficiente ad armare i gladiatori per far fronte agli incontri che li attendevano.

Il commento del forgiato a pochi passi confermò i suoi sospetti: "Non sono per nulla stupidi questi Dhakaani. C'è la quantità di armi sufficiente a combattere nell'arena,  ma non per ingaggiare una rivolta."
"Vogliamo parlare della fattura di queste armi?" - il mezzorco aveva sempre la battuta pronta per rincarare la dose: "Questa spada la posso considerare monouso. Maledetti goblin del cazzo."
L'umano dall'aspetto attraente sembrava divertito della battuta, mentre il minotauro, che stava soppesando una grossa ascia bipenne, borbottò qualcosa di incomprensibile verso il mezzorco, ma che certamente confermava il commento.

Tutt'intorno a loro era costante il profondo ed ovattato brusio delle genti sopra le loro teste. Ogni tanto si distinguevano delle grida, dei fischi e il rumoreggiare di tante persone che battono ritmicamente i piedi a terra.

Mentre Felix sceglieva con cura l'arma che avrebbe usato, un boato scosse le mura.
La folla sopra lui era in visibilio.
Con uno sguardo fugace, notò le differenti reazioni degli altri gladiatori. Uno sbuffo quasi divertito del minotauro, una totale indifferenza del forgiato, i due umani sembravano nervosi, il mezzorco scuoteva la testa borbottando qualcosa, mentre il suo amico Talon serrava la mandibola con una chiara espressione di tensione.

Si fecero avanti le guardie.
Indicarono loro otto differenti porte e, spingendoli con l'asta delle loro alabarde, invitarono i sette a sceglierne una e ad imboccarla.

Il tunnel sotto l'arena di Daal'daan Toch era stretto e pieno di svolte. Nel primo tratto, poté sentire chiaramente i passi degli altri gladiatori che come lui, stavano percorrendo i corridoi.
Poco dopo, davanti a lui una salita piuttosto ripida che terminava su una grata di metallo. La luce del pomeriggio era davvero intensa.
Giunto a pochi passi dalla grata, notò la testa di un goblin sbucare attraverso le sbarre, per poi sparire. Immediatamente udì il clangore di catene che scorrevano e la grata iniziò a sollevarsi.

Quando entrò nell'arena gli ci volle qualche secondo per abituarsi alla luce intensa. Faceva molto caldo e l'aria era carica di umidità.
Attorno a lui sbarre di metallo pesante lo circondavano, in ogni direzione. Anche gli altri si trovavano all'interno di queste grandi gabbie ed anche loro sembravano un po' disorientati.
Goblin correvano agili sopra le loro teste, usando le sbarre come punti d'appoggio ed armeggiando con delle catene fissate a lunghe grate. Queste grate separavano i combattenti dai loro avversari.

L'occhio corse alla sua destra e notò che il mezzorco si trovava nella gabbia accanto a lui. Oltre la grata innanzi a Mr. Biggs, si muovevano nervosamente due creature rettiliformi armate di piccole lance.
Istintivamente, si volse di scatto per scoprire quale sarebbe stato il suo avversario. Per un momento gli sembrò che non fosse presente, poi si rese conto che rannicchiato su un angolo della gabbia oltre la grata, c'era una piccola figura dai capelli biondi che indossava una veste logora. Accanto a lei, ma nella gabbia opposta, c'era un vecchio gnomo che le accarezzava il capo attraverso le sbarre.



"No..." - questo fu l'unico pensiero che attraversò la mente del giovane morfico, nel constatare che la ragazzina che aveva notato qualche ora prima nel dormitorio, sarebbe stata la sua avversaria.

"Ehi faccia di lupo! Non ti azzardare a farle del male!" - Mr. Biggs gli intimò dall'altra gabbia: "Chiaro? Si tratta di una povera ragazzina che non ha speranze contro di te. Non avrà nemmeno la forza di sollevare un'arma. Sappi che se mi disobbedirai, te la farò pagare cara! CHIARO?"

Felix si avvicinò alle sbarre vicine al mezzorco e rispose: "Che ti credi? Non sono mica un macellaio! Non le farò nulla, stai tranquillo. Certo è che non capisco per quale motivo si possa trovare qui una bambina..."
"Non mi frega un cazzo di quello che credi. Se le fai del male, risponderai a me personalmente!". Con un gesto della mano Felix liquidò la sincera minaccia del mezzorco e si avvicinò alla grata che lo separava dal suo improbabile avversario.
Giunto alle sbarre, si inginocchiò e rivolse alla ragazzina alcune parole rassicuranti: "Non temere! Non ho intenzione di farti alcun male."

D'improvviso la folla iniziò ad gridare e ad incitare. Felix si rese conto che l'arena era davvero imponente. Constatò che, la totalità degli spalti erano occupati da spettatori erano di razza goblinoide, ma nelle tribune erano presenti anche molti umani. Fu quasi certo di aver notato anche un gruppetto di nani.
Dietro di lui si ergeva un grande baldacchino, sotto il quale, al centro, erano disposti un grande scranno e dodici seggi, equamente distribuiti a destra e a sinistra. Mentre lo scranno al centro era vuoto, gli altri erano occupati da imponenti figure goblinoidi.
Due bugbear, di età molto distante l'uno dall'altro, erano seduti all'estrema destra, mentre otto hobgoblin occupavano in ordine sparso gli altri seggi. Erano molto differenti tra loro, ma in comune avevano l'aspetto fiero e la tracotanza. Indossavano armature imponenti, pittate con colori sgargianti, raffigurazioni simboliche e decorazioni zannute o piumate arricchivano elmi e spallacci. Diversi servitori goblin con deferenza porgevano loro cibo e bevande, ma che in risposta ricevevano scherni o insulti.

Un verso animalesco attirò l'attenzione di Felix. Di fronte alla gabbia di Mr. Biggs, si muovevano nervosamente tre grosse iene. Stavano puntando fameliche il loro avversario: Mox, il minotauro.
Scorrendo lo sguardo ancora più a destra, il morfico notò l'umano di bell'aspetto che stava studiando il suo avversario: un omone armato di mazza chiodata. Dietro l'energumeno riuscì a distinguere un tizio che indossava solo dei calzari con una spada lunga in mano. Questo sarebbe stato l'avversario del forgiato. Sforzandosi ulteriormente riuscì a scorgere l'altro umano e la donna dai capelli corti. Quest'ultima impugnava una lunga spada dalla lama sottilissima. Da quella distanza sembrava un ago.

"BENVENUTI ALLA TERZA EDIZIONE DEI GIOCHI DI MEZZA ESTATE!!!"

La voce di Zakuul echeggiò tra gli spalti. La folla rispose con grida e applausi fragorosi. L'odioso goblin emerse dall'ala sud dell'arena, praticamente dietro la gabbia del minotauro.
Con sorprendente agilità, Zakuul percorse gli spalti, dirigendosi verso la tribuna posta sotto il baldacchino. Mentre si muoveva presentò gli incontri che si sarebbero tenuti, di lì a breve. Particolarmente interessante fu la descrizione usata per il minotauro: "...e nella gabbia centrale ammirate la bestia infame, pronto a sfidare non una, ma ben tre feroci belve delle terre selvagge! IH! IH! IH!".

"Salute a voi, nobili Lhevket", disse Zakuul rivolgendosi ai goblinoidi nella tribuna d'onore: "È un piacere vedere gli anziani capiguerra Dhakaan, onorarci della loro fulgida presenza."
In modo disordinato gli alti ranghi dell'esercito Darguun si alzarono a salutare la folla in tripudio. Mettendo a confronto le acclamazioni, era evidente che alcuni di loro godevano di grande fama.

 "Ma ora fate silenzio!", gridò all'improvviso Zakuul: "Diamo il benvenuto a colui che ha schiacciato i nostri nemici, al Sommo Capoguerra, al Signore del Darguun, al Capo dei dodici clan Dhakaani, all'unico ed invincibileee..."
Mentre il maggiorente dell'arena sciolinava gli epiteti, l'intera arena rispondeva battendo ritmicamente i piedi contro gli spalti. Questo rumore assordante sembrava a Felix, il rumore dell'acqua di una colossale cascata che si infrange contro la roccia.

"LHESH...!!!" e la folla all'unisono completò: "HARUUC!!!"

Un'imponente hobgoblin si affacciò sulla tribuna d'onore, circondato da altri quattro della sua razza, vestiti di un'armatura cremisi. Una corona appuntita gli cingeva la testa. Sollevò la grande spada dalla lama rossa in segno di saluto alla folla, che non smetteva di incitarlo ululando: "HARUUUUUC!!! HARUUUUUC!!! HARUUUUUC!!!..."
Era davvero impressionante l'adorazione che la massa attribuiva al proprio capo.

Con un cenno della mano, a riprova del suo potere sulla sua gente, il Lhesh Haruuc silenziò il Daal'daan Toch.
Rimase qualche istante in piedi, facendo scorrere lo sguardo sugli ammutoliti spalti e poi, spostando con un gesto teatrale il mantello cremisi, si accomodò sul trono.


Stravaccato sul suo scranno, con il mento appoggiato sulla mano mentre con l'altra impugnava il fodero della sua spada, il Lhesh Haruuc ascoltava divertito i commenti dei suoi generali.
Zakuul era in nervosa attesa che il suo signore lo degnasse di attenzione. Saltellava a destra e a sinistra, incapace di contenere la tensione.
E dopo qualche istante, muovendo leggermente il capo, il Lhesh Haruuc fissò il maggiorente goblin. Zakuul si pietrificò nell'istante in cui incrociò lo sguardo del suo capo. Se il signore Dhakaan, non avesse abbaiato l'ordine di dare inizio ai giochi, Felix era certo che Zakuul sarebbe rimasto immobile per sempre.

Girando goffamente su stesso, il capo dell'arena di Rhukaan Draal proclamò: "Si dia inizio ai giochi!!!"
I goblin sopra le gabbie si affrettarono a sollevare le grate e gli avversari si trovarono finalmente liberi di affrontarsi.

La battaglia per la sopravvivenza aveva avuto inizio.

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