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venerdì 30 agosto 2019

I giochi di mezza estate


Mpf... perché diavolo lo acclamano in quel modo? - Zakuul osservava con invidia silenziosa il Lhesh che si accomodava sul suo scranno, circondato dai lhevket, i capi guerra anziani.
Sono passati più di due anni dalla fine della guerra e questi bastardi lo venerano ancora... Maledetti idioti... Come se TUTTO QUESTO fosse merito suo. Il suo sguardo scivolò avido e crudele sui contorni del Daal'daan Toch.
IO ho trasformato una lurida fossa di combattenti, nella leggendaria arena dei dodici teschi! Il Daal'daan Toch è opera mia!
IO ho proposto di prendere gli schiavi ribelli e gli scarti delle prigioni, per trasformarli in puro spettacolo di sangue!
IO ho realizzato la più grande rete di scommesse del Darguun!
IO verso la quasi totalità degli incassi degli allibratori al Khaar Mbar'ost, la Casa Rossa!
IO!
IO!
SOLO IO!
SONO TUTTE OPERE MIE!!! NON DI HARUUC!!!
IL DAAL'DAAN TOCH È OPERA MIA!!!
MIA!!!!

Poi incrociò lo sguardo del Lhesh.

Un brivido lo attraversò, pietrificandolo sul posto. Nonostante il suo atteggiamento apparisse rilassato, il Supremo Signore della Guerra Dhakaani manteneva quell'aura di sopraffazione che era divenuta leggendaria. Così famosa, da entrare nell'immaginario collettivo. Basti pensare che diversi lhevket sono ancor'oggi convinti che la sconfitta di Kennrun avvenne perché Haruuc non era presente sul campo di battaglia. Se si entra in argomento, Bronk, il capoguerra bugbear più anziano, sostiene con fervore che se gli occhi del Lhesh si fossero posati sul generale brelandiano, il bastione non sarebbe mai caduto.
Ora, quegli stessi occhi, stavano fissando il goblin maggiorente del Daal'daan Toch.

"Ho detto di dare inizio ai giochi." - Le parole del Lhesh raggiunsero Zakuul, come pietre scagliate in faccia, destandolo dal suo torpore.

"Si dia inizio ai giochi!!!", gridò con voce squillante, camuffando l'imbarazzo di qualche istante prima.
Maledetta Lama Scarlatta... che tu sia maledetto...


***

Dalla sua posizione, il maggiorente si godeva lo spettacolo. Ed era davvero un grande spettacolo. Aveva preparato con cura i combattimenti. Determinare le sfide era una cosa in cui eccelleva. Ed era facile capire il perché: traeva un piacere perverso dalla sofferenza altrui. Di conseguenza, riusciva a concepire lo scontro che risultasse più cruento per lo spettatore.
Durante la guerra era noto come Supplizio dei Nemici.
Epiteto derivato dalla sua mansione di torturatore. Era anche uno straordinario combattente, anche se, coloro che servirono con lui sotto l'esercito, erano soliti ricordare il suo sadismo ed il suo vile stile di combattimento, piuttosto che la sua capacità di guerriero.

I sei che aveva preservato per l'occasione, si stavano dando da fare.
Il minotauro si dimostrò uno sfacciato colpo di fortuna. Non solo per lo spettacolo di morte nell'arena, ma anche per la certezza che quel bestione, stirpe di Baphomet, avrebbe certamente contribuito a distruggere lo spirito del gruppo. Infatti, nonostante gli stessi combattenti non ne avessero ancora consapevolezza, la malvagità del goblin aveva annusato che, tra quei sei, si era creato un legame. Ancora flebile, ma destinato a crescere.
Zakuul aveva un infallibile sesto senso per queste cose. E se c'era una cosa che aveva imparato, come maggiorente dell'arena, era quello di non permettere ai gladiatori di legare tra loro.
Troppo pericoloso.
E troppo costoso.
Soprattutto, troppo costoso.

Riemerse nella mente di Zakuul il ricordo della prima rivolta.
In quell'occasione andarono sprecati quasi novanta gladiatori e l'arena dovette chiudere per oltre due mesi, per consentire la riparazione dell'ala sud e dei dormitori. Quei due bastardi erano riusciti a creare un legame così forte con gli schiavi, da persuaderli a coalizzarsi ed organizzare un attacco ben congegnato. Il ricordo del mago e della psionica fece apparire una smorfia sul volto butterato di Zakuul. Lui ovviamente dichiarò che erano morti, arsi nell'incendio scoppiato nel refettorio. In realtà Edius e Litara erano riusciti a fuggire. Fu in quell'occasione che capì l'importanza di ridurre le armi nell'armeria.
Distolse la mente da quei dolorosi ricordi e tornò ad osservare l'arena.

I due umani erano piuttosto scarsi. Quello di bell'aspetto arrancava contro un misero bandito, mentre l'altro stava per soccombere sotto i colpi della donna armata di fioretto. Quella mezzelfa aveva tentato la fuga quattro volte e per quattro volte lui l'aveva impedito, per poi cercare di ucciderla in combattimenti impari. Ma lei ne era uscita sempre vincitrice, facendogli perdere parecchi soldi. Ma stavolta l'aveva "fatta sistemare" dalle sue guardie: gamba destra e lingua mozzata.
Com'è che diceva di chiamarsi quella cagna...? Ogni volta decantava quel suo fottuto nome... Ah sì! "Sono Arviel d'Medani, nipote del Barone Trelib, patriarca del casato Medani e capo della Gilda degli Avvertimenti. Liberami e dirò a mio zio di risparmiarti la vita." Fottuta nobile. Muori in fretta e ridammi i soldi, bastarda.
L'obiettivo di Zakuul era che l'umano la sistemasse definitivamente. Aveva scommesso pesante su di lui, così da riprendersi delle perdite precedenti. Non stava andando per nulla come aveva previsto, ma il pubblico si stava divertendo parecchio ed era certo che con la gamba rotta, prima o poi avrebbe ceduto.
Il forgiato, invece, fu una spiacevole sorpresa. Il goblin disprezzava qualunque fruitore di magia e quando vide il goliath, che avrebbe dovuto schiacciarlo in fretta, cadere morto senza aver neppure tentato un attacco, sputò per terra, maledicendosi per il pessimo affare.
Si fosse almeno girato per incitare la folla. Nulla. Inutile ammasso di metallo e legno.
Per fortuna che il minotauro e il mezzorco che ciarlava troppo, davano spettacolo. Coboldi sciolti dall'acido e crani di iena sfondati. La gente sembrava impazzita. I lhevket saltavano sui loro seggi, ridendo sguaiatamente. Un sorriso di malevola soddisfazione tagliò la faccia del goblin.
Poi strinse gli occhi per osservare meglio ciò che succedeva nelle gabbie ad est.
Il morfico che combatteva con lo gnomo decrepito ci stava mettendo un po' troppo, per non parlare dell'altro della sua stessa razza che giocava con quella ragazzina, anziché attaccarla.

Ricordando la ragazzina, la schiena di Zakuul fu attraversata da un brivido inconsulto.
Quella creatura era innocente solo in apparenza. Quando gliela portarono, non sborsò nemmeno un moneta di rame per acquistarla. Il mercante che gliela regalò, raccontò di aver catturato il vecchio gnomo e quella strana ragazzina, nei pressi di Porto Vipera, nel Q'barra. Sbucarono fuori dalla giungla e attaccarono l'equipaggio della nave che si trovava sul molo di attracco.
Chi sarebbe così folle da attaccare l'equipaggio armato di una nave dhakaani? Commentò fra sé e sé il maggiorente, mentre ascoltava il mercante.
Eppure questi giurò che andò proprio così.
Per qualche strano motivo, quei due decisero di aggredire un gruppo di hobgoblin e bugbear, perfettamente armati. Ovviamente furono immediatamente neutralizzati e catturati. Quando lo gnomo fu interrogato, questo spiegò che la ragazzina era una nobile cyrana di nome Aylen e implorò che non le venisse fatto alcun male. Questa era un fagotto di stracci che guardava i suoi aguzzini, con profondi occhi scuri pieni di terrore. Nulla in confronto alla scimmia furiosa che qualche istante prima li aveva assaliti. Il mercante raccontò di averli rinchiusi in una gabbia per animali, con l'intento di portarli fino a Rhukaan Draal e venderli al Mercato del Sangue. Ma il mattino precedente all'arrivo alla capitale, i quattro uomini a guardia del carico - e dei prigionieri - furono trovati morti. Dall'aspetto che avevano i cadaveri, sembrava che fossero stati soffocati nel sonno. Ma non furono trovate tracce di avvelenamento o strangolamento, se non un'ecchimosi alla base del collo. Quando il mercante si avvicinò alla gabbia dei due prigionieri, lo gnomo disse: "Portaci all'arena dei Dodici Teschi o morirai come loro". Il mercante lo guardò con un'espressione di sdegno mista a derisione, che però mutò in puro spavento quando la ragazzina aggiunse: "Stanotte".
I suoi occhi erano chiari come la brina dell'inverno ed era certo che non avesse mosso le labbra.

Il racconto divertì Zakuul, che però non credette ad una sola parola del goblin. Era convinto che quel presunto mercante fosse in realtà un predone e che doveva aver catturato quei disgraziati a seguito di un assalto ad una nave mercantile, o roba simile. Dall'aspetto, quella creatura non poteva avere più di quindici anni e doveva essere stata abusata dall'intero equipaggio per settimane. E quel vecchio, probabilmente il suo tutore, doveva averla aiutata a non impazzire.
Accettò il regalo di buon grado e si disse che sarebbe stato uno spettacolo insolito e divertente. Una ragazzina al Daal'daan Toch... Una splendida novità per inaugurare i giochi di mezz'estate! Diede l'ordine alle guardie di scortarli ai dormitori e, quando i due gli passarono di fronte, diede un'ultima occhiata alla ragazzina.
Lei lo stava fissando con un lieve sorriso dipinto sul volto. Inspiegabilmente, giusto il tempo di un brivido, provò un sentimento di puro terrore.
Una volta che i due lasciarono la stanza, Zakuul dimenticò l'episodio e si sfregò le mani assaporando la certezza dello spettacolo che ne sarebbe derivato.

Ma quella ragazzina si stava dimostrando un fiasco.
La gente sugli spalti orientali si stava lamentando rumorosamente. Lei se ne stava rannicchiata all'angolo della gabbia e non si muoveva. Era chiaramente terrorizzata.
Gli ululati di sdegno della folla attirarono l'attenzione del Lhesh.
Zakuul notò che Haruuc stava stringendo gli occhi, cercando di capire cosa stesse succedendo. Il goblin trasalì, quando il suo signore capì che a combattere nell'arena c'era una ragazzina.
Prima percepì lo scricchiolio del bracciolo destro, stritolato dalla nervosa mano del Lhesh. Poi udì la sua penetrante voce chiamarlo: "Zakuul...". Il goblin si avvicinò di un passo con la testa abbassata e lo sguardo che puntava gli stivali dell'armatura del Signore dei Dhakaani: "Mi spieghi cosa diavolo sta succedendo?"

Ed in quel momento ad est esplosero urla di incitamento.
Ruotando su se stesso, Zakuul poté constatare che la ragazzina era in piedi e, armata di pugnale, si stava dirigendo verso il morfico.
Finalmente ha deciso di combattere per la propria vita. Pensò il maggiorente. Speriamo che quello stirpemannara la uccida in fretta. Non mi va di sorbirmi uno dei sermoni sull'onore dhakaani, da parte del Lhesh.


***

Il morfico saltellava sul posto con la guardia alzata, in atteggiamento di sfida verso la piccola Aylen.
Questa si avvicinò a Felix con fare incerto. In mano aveva un piccolo pugnale.
Non aveva speranze di farcela.
Il morfico, che continuava a saltellare come un combattente di strada che attende il suo avversario, la superava di un braccio in altezza ed era il doppio in corporatura.
Quando la piccola fu a circa un metro da lui, si fermò con il braccio del pugnale, teso lungo il corpo. Rimase in quella posizione a fissare il suo avversario.

Felix era in posizione di difesa e pronto a qualsiasi attacco.
Non aveva alcuna intenzione di farle del male, ma allo stesso tempo non si fidava di quella strana creatura. Soprattutto da quando la stava fissando con quei gelidi occhi chiari.
Eppure mi sembrava che fossero scuri... pensò Felix.
"Forza, combattiamo!" - disse il morfico sorridente rivolto alla ragazzina, senza smettere di saltellare.
La piccola inclinò leggermente il capo, come se non avesse capito quanto le era stato detto.
Un istante dopo, agì.



Nessuno vide di preciso cosa accadde. Nemmeno Felix poté.
In un battito di ciglia la ragazzina superò la guardia alta del morfico e conficcò l'intera lama del pugnale alla base del suo collo. Poi fece un aggraziato passo indietro.
Nei suoi occhi color ghiaccio, Felix lesse la certezza della sua fine.
Il colpo infertogli era mortale.

Tutti gli spalti sussultarono per l'inaspettato esito e mentre il morfico barcollava, un innaturale silenzio pervadeva l'aria. Felix sentì lo sconforto invadere il suo cuore, mentre la consapevolezza della morte imminente, lo faceva scivolare a terra.

Felix poteva sentire Mr. Biggs che urlava contro la ragazzina, intimandole di trascinarlo fino alle sbarre della sua gabbia.
Dall'altra parte Talon, il suo amico morfico, gli gridava qualcosa, mentre combatteva contro il vecchio gnomo.
Sentiva che la lama dell'arma aveva trapassato la gola e l'esofago.
Non poteva respirare.
Teneva la mano sull'elsa, ma non ebbe la forza, o forse il coraggio, di strapparlo.
Al tatto quell'arma appariva molto strana. Anche se lo aveva trafitto mortalmente, sembrava, in alcuni momenti, inconsistente al tatto. Fu mentre valutava questo fatto, che sentì la ragazzina parlare.

"Varcate il cancello della Notte Eterna"
Felix si chiese se gli stesse dedicando una preghiera di morte.

"Estinguete le fiamme della prigione"
Poteva sentire il passo leggero della ragazzina che le girava tutt'intorno. Non sembrava intenzionata a finirlo. Forse stava giocando con lui.

"La morte non vi potrà reclamare"
Un sorriso apparve sulla faccia del morfico, convinto che lo stesse prendendo in giro.

"Se libera sarà la sacra scriba"
Felix non stava davvero capendo nulla di quanto le stava dicendo.
Poi la vide sopra di sé. I suoi occhi erano di un vibrante celeste, che lo facevano sembrare vivo.

Si accucciò e, mentre si cingeva le gambe con le braccia, gli disse:
"Il varco vi attende tra le rovine di Chainspire, lungo la strada della conoscenza."
La sua bocca era sigillata.

Tutto si fece buio e Felix esalò l'ultimo respiro.

***

Le urla della ragazzina erano davvero agghiaccianti.
Sta rovinando tutto! Maledizione! Pensò Zakuul, mentre il Lhesh Haruuc si alzava di scatto dal suo scranno.
Si teneva le mani tra i capelli e le sue grida erano sempre più folli ed intense.
I suoi occhi bruni erano spalancati e pieni di terrore.
Mentre il supplizio delle urla continuava, Aylen iniziò a graffiarsi il corpo e a strapparsi con violenza i capelli dalla testa.
Il Lhesh Haruuc ordinò a Zakuul di seguirlo, ed insieme alle quattro guardie dall'armatura cremisi, iniziarono a scendere dalla tribuna del Daal'dann Toch. I lhevket osservavano silenziosi e chiaramente a disagio.
La folla iniziò a protestare e a chiedere la fine di quell'indegno spettacolo.

Aylen non smise di urlare, al contrario aumentò il ritmo e l'intensità dei suoi lamenti. La mandibola era talmente spalancata che la lingua le penzolava di fuori. Assomigliava a quelle orrende creature non-morte chiamate ghast.
Poco dopo, dalla gola iniziò a fuoriuscirle una schiuma bianco-giallastra che trasformò le grida, in disgustosi lamenti gutturali.
Iniziò ad inarcare la schiena, piegando il collo all'indietro e contraendo i muscoli delle braccia e delle mani, conferendo quest'ultime l'aspetto di artigli. Tutto il suo corpo era scosso da spasmi violenti e la sua esile figura era ormai divenuta grottesca.

Continuò a piegare indietro la schiena, quasi volesse far congiungere la testa ai piedi.
Infine cadde a terra prona.
Tremiti inconsulti e grugniti immondi era ciò che rimaneva della piccola Aylen.

Mentre Zakuul insultava il goblin che non riusciva ad aprire la gabbia, il pubblico assisteva alla fine dello spettacolo.
Aylen emise un ultimo, agghiacciante grido che zittì il Daal'daan Toch, come mai prima di allora.
Poi si immobilizzò di scatto.

E rimase lì, come una bambola rotta.

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