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mercoledì 18 novembre 2020

Gli incubi remoti di Talon

Talon pensava di aver dimenticato.

Era convinto che ciò che un tempo perseguitava il suo riposo, fosse solo il frutto del trauma della violenza subita.

Ma il racconto di Chronicle ridestò i suoi ricordi.

E i suoi incubi

___

Il villaggio arde avvolto da lingue di fiamme che lambiscono le chiome degli alberi.

Gli occhi bruciano per il calore, mentre tossisce per il fumo.

Nelle orecchie le urla della gente che implora pietà.


La paura ha il sopravvento e si ritrova a fuggire nella foresta.

Si ferma a riprendere fiato.

L'umido freddo del bosco contrasta con il battito frenetico che gli attanaglia le tempie.


Un rumore alla sua destra.

Il suo sguardo si posa su un viluppo di rami alla sua sinistra.

Si avvicina. 

Una lama esce dal buio del cespuglio e lo colpisce alla coscia.

Il dolore e il caldo fluire del sangue sulle mani che cercano di tamponare la ferita.


Cala il silenzio.

Il buio.

Un grido: "Eccolo! Presto! Uccidiamo il bastardo!".

La corsa maldestra verso la cima della collina, con gli uomini dalla vitrea armatura che lo braccano.

Talon giunge al crinale, si volta e scopre che dietro di sé nessuno lo sta inseguendo.

Quindi volge lo sguardo alla valle sotto di lui.



Ceneri fumanti, edifici distrutti e cataste di cadaveri ammucchiati che bruciano.

La sensazione di precipitare.

Ora Talon è lì.

Tra i resti del suo villaggio distrutto.

E osserva.

Nessuno si accorge di lui. Uomini che impugnano spade lorde di sangue gli sfilano accanto senza vederlo. Una ragazza viene trascinata per i capelli e gettata ai suoi piedi. Alza lo sguardo tumefatto su di lui, ma nemmeno lei sembra notarlo. Un fendente lo sfiora e vede la testa della donna rotolare qualche metro più in là, lasciando una macabra scia di sangue.

E osserva.

Soldati entrano in ogni casa, trascinano fuori gli abitanti. Uomini, donne, bambini, vecchi vengono fatti inginocchiare con la faccia a terra e le braccia protese in avanti. Tutti in fila come fedeli in adorazione di un dio.

Un gruppo di soldati marcia di fronte ai cittadini umiliati, mantenendo una formazione compatta e con il vessillo che sventola tetro.



E ora lo vede.

Dietro i militari in marcia, cammina un uomo. Appare vestito con una strana tunica scura. Le sue mani scheletriche sono protese in un gesto di benedizione verso i cittadini prostrati.

Al suo passaggio ognuno di quei disgraziati solleva di scatto la testa.

L'espressione nel loro volto è di pura estasi. Ringraziano. Ridono. Sono felici.

E i loro occhi sono velati da una pellicola violacea, che rende vacuo il loro sguardo ed ebete la loro espressione.


Quell'uomo è ormai prossimo.

Si trova ora davanti a lui.

Si ferma.

Si volta lentamente verso di lui.

Sotto il suo cappuccio non si cela un volto. Ma un pozzo di luce turbinante e malevola.




Una luce che lo vede.

Una luce che lo scruta.

Una luce che gli fa del male.


Talon sente le braccia trattenute da una morsa.

Distoglie lo sguardo dalla luce e si volta per capire cosa lo sta afferrando.

Una creatura simile ad un insetto vermiforme, senza testa e ricoperta d'occhi ha stretto le sue chele sul suo braccio destro.



Sente il rumore sordo delle ossa che si spezzano.

Il dolore lo fa urlare, mentre un altro essere dall'aspetto anch'esso dal corpo simile ad un centipede cala verso di lui, da un edificio in rovina.

Talon cade in ginocchio, piegato dall'agonia dell'osso che fuoriesce dalla carne.

L'essere lo raggiunge. Solleva le braccia a forma di lame.



É davanti a lui. É sopra di lui.

L'essere strofina le lame una contro l'altra, come se stesse pregustando il pasto.

Talon sa cosa sta per accadere.


Con disperazione, si guarda attorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno che possa dargli la vana speranza di sopravvivere.

E vede.

Centinaia di esseri come quelli, brulicano attorno a lui, come sciami di insetti disciplinati.

E vede.

Il villaggio è in buona parte ricostruito.

E vede.

Gli abitanti lavorano silenziosi ma con un sorriso amichevole stampato sul volto, ringraziando e facendo inchini, ogni volta che incrociano uno di quegli esseri.

L'essere dinanzi a Talon emette uno strano sibilo, per richiamare l'attenzione della sua vittima.

Si avvicina ancora e i suoi numerosi occhi innaturali lo scrutano ad un palmo dal suo viso.


Mentre la paura monta dentro il suo cuore, qualcosa attira la sua attenzione.

Si volta.

Scorge qualcosa all'orizzonte.

É molto lontano. Indefinito.

Una nube oscura si appresta.

No, non è una semplice nube.

Sono milioni di occhi che turbinano.



Turbinano attorno ad un'ombra fiammeggiante.

Il puro terrore sconvolge la sua mente.

Con lacrime che gli solcano il volto, Talon torna ad osservare il suo carnefice.

L'essere solleva lentamente le lame.

Giunte all'apice, restano lì per un istante interminabile.

Poi, con un gesto fulmineo, le conficca nel petto di Talon, che le sente fuoriuscire dalla schiena.

Il dolore è lancinante. E Talon urla tutto il suo dolore di morte.

L'essere estrae con forza gli arti dal suo petto.

Il dolore è ancora più straziante.

L'essere si scatena. Infligge in pochi istanti almeno una dozzina di colpi mortali, crivellando il corpo di del condannato.

Talon si accascia al suolo.

L'essere è ricoperto di sangue. Lame e corpo sono lorde del porpora di Talon.

Respirare è impossibile.

Il dolore brucia i polmoni martoriati e non accenna a diminuire.

Talon, con la faccia nel fango, osserva la pozza di sangue espandersi sotto il suo corpo interte.

L'essere striscia davanti al suo volto.

Lo osserva per qualche momento, come compiaciuto del suo operato.

Poi solleva ancora una volta la lama e la conficca nell'occhio di Talon, perforandogli il cranio.

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